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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2010 alle ore 19:10.
Anche i finiani presentano il loro pacchetto di emendamenti al ddl intercettazioni su cui oggi si è registrata la presa di posizione dell'Onu. La presidente della commissione Giustizia alla Camera, Giulia Bongiorno, ha depositato cinque proposte di modifica all'articolo 1. L'intervento più significativo riguarda le multe agli editori, tassello che sta molto a cuore ai fedelissimi del presidente della Camera.
Le proposte presentate dalla Bongiorno prevedono pene più lievi e maglie meno strette per gli editori che permetteranno la pubblicazione di intercettazioni telefoniche. Secondo la modifica proposta dalla finiana, quindi, gli editori saranno responsabili solo per la pubblicazione delle intercettazioni di cui era stata ordinata la distruzione e non di quelle, segrete, incluse nel fascicolo processuale. La multa che gli editori dovranno pagare dovrà essere «da cento a trecento quote», cioè fino a un massimo di circa 450 mila euro.
La presidente della commissione suggerisce poi nel suo pacchetto di tornare al concetto di privata dimora come unico luogo interdetto agli ascolti da parte degli investigatori. Correggendo il tiro del testo del Senato dove si parla del generico «luogo privato». Sono poi previsti meno privilegi per i parlamentari. A Palazzo Madama, infatti, era stato stabilito che nel caso in cui, intercettando utenze di terze persone, si fosse arrivati ad ascoltare un parlamentare, si sarebbero dovuti sospendere i controlli e si sarebbe dovuto chiedere il via libera alla giunta per le autorizzazioni della Camera di appartenenza. E questo se si fosse ravvisato che in realtà la precisa volontà era quella di ascoltare il parlamentare. (Ce. Do.)