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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2010 alle ore 17:47.
MOSCA - Alisher Usmanov e Jurij Milner, una strana coppia dietro Digital Sky Technologies: il più avventuroso, scrive l'Economist, tra i giganti emergenti online. Compagnie che «non saranno magari famose come Google o Yahoo! – dice il settimanale britannico – ma possono certamente dichiararsi membri della stessa lega». L'oligarca dell'acciaio - ma anche dell'Arsenal – che viene dall'Uzbekistan, Usmanov, e il volto russo di Facebook, Milner: sono loro ad aver inglobato nel proprio impero digitale ICQ, il servizio di instant messaging di America Online.
Suscitando invariabilmente grandi preoccupazioni, come ai tempi dell'ingresso in Facebook: l'accordo con AOL prevede che i server di ICQ vengano trasferiti da Israele in Russia, diventando inaccessibili per i servizi di sicurezza occidentali a cui gli israeliani avrebbero garantito finora accesso ai log di presunti criminali. Ogni incursione russa all'estero, del resto, è guardata ancora con il sospetto di motivazioni politiche alle spalle. Anche perché, da parte sua, Mosca non vede di buon occhio la presenza di stranieri nella parte in cirillico del web. Usmanov e Milner ne sono protagonisti: la loro Digital Sky Technologies – fondata nel 2005 da Milner con Grigorij Finger e di proprietà di Usmanov per il 32% – è il primo investitore nei mercati online di Russia ed Europa dell'Est. Oltre a una quota di Facebook che era partita dal 2% (per 200 milioni di dollari) ma si ritiene sia cresciuta al 10%, DST è proprietaria di quote nei portali e siti di social network più popolari in Russia: Vkontakte.ru, Mail.ru, Odnoklassniki.ru. È loro, sostiene Digital Sky, più del 70% delle pagine viste online in lingua russa, un mondo vivacissimo: un navigatore russo trascorre in media a chattare più del doppio delle ore di un americano.
«L'acquisizione di ICQ – spiega Jurij Milner, 49 anni, chief executive di DST – è una mossa strategica nell'ambito dello sviluppo del nostro business in Russia e in Europa orientale». Quando Dmitrij Medvedev invoca una Silicon Valley per la Russia, probabilmente vorrebbe averne cento, di Jurij Milner. Russi cresciuti in un'Unione Sovietica avviata al tramonto, scienziati (Milner è laureato in fisica teoretica) pronti a volare negli Stati Uniti per specializzarsi, ma poi a tornare. E con Facebook ora Milner è parte della Silicon Valley californiana ormai, ansioso di aggiungere un altro miliardo di dollari a quello investito finora all'inseguimento del suo obiettivo, sviluppare la dimensione sociale di internet andando in giro per il mondo a caccia di startup. E non solo di quelle: nel mirino, non si fa che ripetere, c'è Twitter.