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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2010 alle ore 08:26.
ROMA
Il 6 maggio 2008 il direttore generale di Finmeccanica, Giorgio Zappa, incontrò negli uffici di piazza Monte Grappa a Roma alcuni uomini vicini a Gennaro Mokbel, l'imprenditore campano in carcere per riciclaggio internazionale. Lo ha confermato ieri, nel corso di un'audizione durata circa quattro ore, lo stesso Zappa, sentito come teste dai pm di Roma che indagano sull'affare Digint, filone della più ampia inchiesta sul maxi-riciclaggio di 2 miliardi di euro che ha coinvolto gli ex vertici di Fastweb e Telecom Italia Sparkle.
Le intercettazioni ambientali dei carabinieri del Ros allegate agli atti dell'inchiesta avevano documentato almeno due incontri tra i vertici di Finmeccanica e uomini vicini al gruppo di Mokbel. Incontri confermati da alcuni arrestati, in particolare l'ex senatore Nicola Di Girolamo. Durante l'incontro con i pm Zappa ha confermato di avere partecipato alla riunione del 6 maggio 2008 a cui prese parte anche Marco Toseroni, uno dei più stretti collaboratori di Mokbel, uomo chiave, con Di Girolamo, nel piano di agganciare Finmeccanica ed entrare nell'affare degli armamenti. Ad accompagnare l'uomo di Mokbel c'erano l'ex consulente di Finmeccanica, Lorenzo Cola (arrestato giovedì scorso per riciclaggio internazionale) e Chandra Randhir, legale di una società di Singapore, collaboratore di Toseroni. Durante l'incontro, ha detto Zappa, si parlò del progetto, illustrato da Toseroni, di costituire una agenzia di prodotti per la sicurezza nell'Asia centrale.
Quanto all'operazione che alla fine del 2007 portò il gruppo di Mokbel a rilevare per 8,3 milioni di euro il 51% della società dalla lussemburghese Financial Lincoln, titolare a sua volta del 51% di Digint, Zappa ha spiegato che l'affare non era di sua competenza. Un'operazione troppo onerosa, secondo i pm, visto che il 7 giugno 2007 Finmeccanica Group Services aveva acquistato da Financial Lincoln il 49% della Digint (compreso il diritto a nominare i membri del cda e l'a.d.) per 2 milioni. Da qui gli accertamenti del Ros che è riuscito a ricostruire il flusso del denaro, partito da Singapore, transitato per San Marino su un conto di uno degli indagati, Marco Iannilli, e finito in Svizzera. Per gli inquirenti, l'acquisto del 51% di Digint sarebbe costato in realtà solo un milione. Gli altri 7,3 milioni erano destinati a essere ripartiti tra Mokbel, Iannilli, Toseroni, Cola e altre persone su cui sono in corso accertamenti.