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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2010 alle ore 08:00.
Mancano sette giorni alla pubblicazione dei risultati degli stress test sulle banche. Il 23 luglio si saprà quali, tra le 91 più grandi in Europa, hanno bisogno di capitale per affrontare eventuali turbolenze di mercato. Una «operazione trasparenza» che ha un solo precedente: negli Stati Uniti, dopo il fallimento di Lehman Brothers, furono messi alla prova 19 gruppi bancari. Accadde nell'aprile del 2009 e l'operazione ebbe successo: gli istituti più importanti furono costretti a ricapitalizzare per 75 miliardi di dollari (più altri 125 quando i test furono estesi) e la fiducia tornò.
L'Europa arriva ai test oltre un anno dopo. In grande affanno e sulla scia della crisi del debito greco. Come al solito, almeno negli ultimi tempi, in ritardo. Con un grosso problema in più rispetto agli americani: la complessità del meccanismo decisionale. La vigilanza bancaria europea ancora non esiste: il progetto che intende crearla è oggetto di scrupolose, e forse pelose, attenzioni nei palazzi di Bruxelles. Nel frattempo a decidere sugli stress test sono in tanti: la Commissione europea, i governi nazionali, la Banca centrale europea (ma solo di striscio), le autorità di sorveglianza dei singoli paesi coordinate dal Cebs (Comitato europeo dei supervisori bancari).
La debolezza di un'unione monetaria che non riesce a fare un passo oltre il suo glorioso euro si vede anche qui, come nella gestione delle politiche di bilancio: la sovranità nazionale non fa sconti e di qualche leader in grado di far prevalere gli interessi europei su quelli degli stati membri non c'è traccia.
Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi era giustamente preoccupato ieri all'assemblea dell'Abi quando ha spiegato che gli stress test, per avere successo, devono essere strettamente coordinati, produrre risultati comparabili ed essere trasparenti nei risultati, nei metodi e nelle ipotesi. La collaborazione è dunque essenziale in un campo dove però non regna l'armonia, con la Germania arroccata a difesa del suo sistema finanziario, molto arrugginito e molto protetto.
Gli stress test sono la risposta ai timori degli investitori. Che sono comprensibilmente nervosi dopo il panico da titoli "tossici" e quello da rischio sovrano.