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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2010 alle ore 16:09.
Negli ospedali e nelle altre strutture sanitarie italiane oggi è garantita solo l'emergenza. Tutto il resto, comprese le visite e interventi chirurgici già programmati, è a rischio per lo sciopero unitario proclamato dai medici contro la manovra economica che attende ora solo il via libera della camera: un "rischio" molto elevato, visto che per la prima volta da anni l'agitazione è riuscita a raccogliere l'adesione di tutte le 13 sigle sindacali in cui è divisa la professione. «Chiediamo scusa ai cittadini per i disagi - spiega Massimo Cozza, segretario della Fpcgil medici - ma è in gioco il bene prezioso della sanità pubblica».
Per «farsi sentire», i medici hanno organizzato per la mattina di oggi un presidio in camice bianco davanti a Montecitorio, dove la camera avvierà la discussione finale del testo della manovra correttiva arrivato da Palazzo Madama.
Lo sciopero dei medici, il primo a riunire tutte le organizzazioni sindacali da quando è in carica il quarto governo Berlusconi, mescola in realtà temi di carattere generale ad altri di impronta più professional-rivendicativa.
Tagli al precariato
Gli ospedali non fanno eccezione nella pubblica amministrazione per quel che riguarda la gestione dei contratti flessibili: anche ospedali e aziende sanitarie, come i comuni o i ministeri, nel 2011 dovranno tagliare del 50% le spese sostenute per le varie forme di dipendenti a termine. L'insieme di queste misure, a sentire i sindacati, «determinerà nei prossimi quattro anni una carenza di almeno 30mila medici e dirigenti sanitari necessari a far funzionare gli ospedali e i servizi territoriali». Sul personale, pesano anche le prospettive di applicazione della stretta al turn over.
Blocco degli aumenti
I medici, però, condividono con i magistrati e i dirigenti pubblici la protesta per il congelamento salariale, che nei prossimi tre anni bloccherà le progressioni economiche mantenendo la busta paga ai livelli del 2010. La misura, che stoppa i rinnovi contrattuali e cancella gli automatismi legati all'anzianità che ancora caratterizzano molti settori del pubblico impiego, dai docenti universitari a prefetti e diplomatici, ha incontrato l'opposizione di tutte le categorie, ma per il momento solo gli insegnanti e i magistrati sono riusciti a spuntare un correttivo: per questi ultimi la manovra inciderà solo sull'indennità «giudiziaria», una voce accessoria della busta paga che sarà sottoposta a un taglio crescente nei prossimi tre anni.