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Ronzulli e Mosca, ovvero la politica come servizio e lo spazio ai giovani visti da destra e visti da sinistra

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2010 alle ore 18:03.

Chi sono le promesse di Pdl e Pd al Nord? Chi sono i giovani dirigenti politici chiamati a fare gli sforzi maggiori in questa fase? E quali obiettivi si prefiggono per i loro partiti e i loro elettori? Abbiamo incontrato alcuni di loro in un viaggio a tappe nella politica del Nord, dove la Lega resta la grande protagonista, ma alleati di governo e rivali si preparano a darle filo da torcere.


Ha scelto il centrodestra per il suo leader, Silvio Berlusconi, «per il suo decisionismo, per la chiarezza che ha portato nella politica, la capacità di essere vicino ai cittadini». «Un modo di comunicare che lo porta tra i problemi della gente» e questo è «anche il mio modo di essere, in lui mi rivedo». E poi i valori «nei quali crede sono gli stessi che ho sentito già nell'età dell'adolescenza». Licia Ronzulli, parlamentare europeo, vicepresidente dell'assemblea per i rapporti con i paesi dell'Africa, Caraibi e Pacifico, ha deciso il suo impegno in politica per mettersi a disposizione del cittadino. «Al contrario di quanto accadeva nella prima Repubblica dove le persone erano al servizio del politicante, è il politico che deve essere strumento per il cittadino». La voglia di rendersi utile è nata nell'ambiente sanitario, dove ha sempre lavorato, «vivendo il quotidiano delle persone che circolavano in ospedale, che seguivo a casa o che frequentavo nel terzo settore con la onlus di cui mi occupo "Progetto sorriso nel mondo", ho pensato alle difficoltà, spesso dovute semplicemente al fatto di non essere informati sui servizi che esistono».

Anche Alessia Mosca deve il suo impegno politico all'influenza di un leader carismatico, meno popolare di quanto non sia ora il presidente del Consiglio. Una donna, che lei definisce «la mia maestra», Maria Paola Colombo Svevo. «Quello che lei mi ha trasmesso è alla base di quello che faccio in politica, su cui si è fondato il mio impegno, anche in termini valoriali. È stata una grande donna, che ha trascorso la sua vita assumendo impegni diversi, da vicesindaco ad assessore regionale, poi sentarice ed europarlamentare». L'impegno in politica è nato così in modo naturale. Ora deputata del Pd, segretaria della commissione lavoro, porta avanti con vigore i temi legati all'occupazione femminile «perché il nostro paese soffre di un deficit straordinario da questo punto di vista». Ma si occupa anche della valorizzazione dei giovani ed è fiera di aver portato ad approvazione un disegno di legge, di cui è stata relatrice, votato quasi all'unanimità dalla Camera. «Prevede incentivi fiscali per i ragazzi al di sotto dei 40 anni che abbiano un titolo di studio universitario e che siano stati per almeno 24 mesi all'estero, ma che vogliano ritornare in Italia. Per i tre anni successivi al loro rientro possono pagare le tasse solo sul 30% del loro reddito se sono uomini e del 20% se donne».

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Il passaggio da Forza Italia al Pdl «è stato assolutamente necessario, una grande visione del presidente Berlusconi. Un ampliamento mentale e strutturale». Forza Italia, dice Ronzulli, è nato come partito liberale, «dove potersi confrontare per costruire». E quella possibilità di confronto è rimasta nel Pdl. «A volte forse con toni fin troppo accesi. Ma il confronto è quello che apre la mente, da cui si parte per una nuova idea e un nuovo progetto».

Oltre che a Maria Paola Colombo Svevo, Alessia Mosca è legata alla scuola di Nino Andreatta, «faro della politica italiana per la sua capacità di visione». Ma ciò che conta è «la capacità di dividersi tra la gratitudine rispetto a chi ci ha aiutati a formarci nel percorso politico e la voglia di assumersi la responsabilità di un distacco rispetto al passato». Per affrontare «con nuovi strumenti nuove sfide».

ll rapporto con i leader di partito? Licia Ronzulli lo vive «con grande umiltà». «Sto molto ad ascoltare e cerco di imparare più cose possibili, non vivo ancora quest'esperienza da vera protagonista, per me non è un punto di arrivo ma un punto di partenza». Ronzulli vorrebbe che in Italia le donne si impegnassero di più in politica. E stima «molto» Roberto Formigoni, oltre a tutto il pool di giovani vicini al presidente del Consiglio, Mariastella Gelmini, Angelino Alfano, Raffaele Fitto. Nel Pdl ha trovato molta autonomia perché «è un partito che lascia alla persona la possibilità di esprimersi, di scegliere cosa vuole».

La politica per Alessia Mosca riflette un vizio italico nel lasciare poco spazio ai più giovani. «Forse solo in alcune aziende c'è un ringiovanimento della classe dirigente, ma il problema di questo paese è dare spazio ai giovani. Però i giovani spesso sono eccessivamente remissivi». Perché, ammette Mosca «non abbiamo il coraggio di proporre le nostre idee, anche a costo di fallire e poi rialzarci». «Ho studiato in America», racconta dove tutto da questo punto di vista, tutto è diverso. «Nelle università americane si è invogliati a contestare quello che viene proposto dal professore». Nella nostra cultura, invece, «abbiamo meno il coraggio di contestare in maniera costruttiva e non sappiamo accettare il fallimento come elemento che può essere positivo e far crescere».

Licia Ronzulli ha lavorato nel settore sanità ed elogia il sistema lombardo «che tutti ci invidiano, riconosciuto come ambito di eccellenza, con una mobilità passiva dalle altre regioni altissima». Troppe concessioni al Carroccio al Nord ? «Credo di no, penso invece che quello tra Pdl e Lega sia un gemellaggio perfetto e abbastanza compensato. Per esempio nelle valli del bresciano, del bergamasco, di Sondrio, loro sono costantemente sul territorio a presidiare, anche dove il Pdl arriva a fatica».
Ronzulli è fiera di quello che ha fatto al Parlamento europeo per la direttiva sugli autotrasportatori, dove è stato evitata un sorta di deregulation che avrebbe pesato fortemente anche sul nostro paese, con problemi di dumping, di concorrenza sleale. E ora anche i paesi che non l'hanno ancora fatto sono tenuti a mettersi in regola, a ratificare la normativa in vigore. Ma è concentrata anche sulla legge per il congedo di maternità. Con i suoi emendamenti ha proposto una retribuzione del 100% per i sei mesi successivi alla nascita del bambino e ottenuto di evitare il licenziamento della mamma lavoratrice per tutto il primo anno di vita del piccolo. Ma la voglia di fare di una giovane come lei «si scontra con i meccanismi del Parlamento europeo, lunghi e complessi». Però «a Strasburgo c'è la possibilità di scegliere i dossier di cui occuparsi».

La Lega e il rapporto con il territorio? «Quello del Carroccio non è il modello che io immagino», dice Alessia Mosca. Perché «i leghisti sono molto bravi a presentare una narrazione del loro operato che poi però non rispecchia la realtà. Uutilizzano due pesi e due misure, sul territorio dicono alcune cose che nello stesso istante vengono contraddette a Roma». Invece il rapporto con il territorio «deve stare nella capacità di vedere il paese come un'unica entità. E l'Italia ha una grande forza nei territori e in essi una varietà straordinaria». Insomma la strada è quella di capire le differenze e valorizzarle dentro un unico disegno. E poi il centrosinistra «può tornare a vincere se ha un sogno da realizzare. Siamo stati capaci di battere Berlusconi solo quando siamo riusciti a proporre la nostra visione del mondo». Il partito del Nord? «Sarebbe un aggravio di burocrazia, duplicherebbe i vizi del partito nazionale senza tirarne fuori le virtù. La soluzione è una distribuzione differente delle autonomie».

In attesa del suo primo figlio, Licia Ronzulli, a parte "Quello che le mamme non dicono" di Chiara Cecilia Santamaria rilegge spesso i libri del suo "capo", come lei definisce Silvio Berlusconi. «Mi fa venire la pelle d'oca il fatto che siano stati scritti tantissimo tempo fa con una visione così precisa di quello che poi è diventato il disegno attuale. Sembra quasi una profezia». Ma le piace anche Federico Rampini, ha letto di recente "L'ombra di Mao" e poi Cinafrica di Michel Serge e Beuret Michel. È affezionata al film "Armageddon", «perché alla fine è una storia d'amore e l'ho visto tante volte con mio marito, prima che ci sposassimo. Mi ricorda lui». Il libro guida per capire l'Italia secondo Alessia Mosca è "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. «È la descrizione del vizio più grande dal quale dobbiamo rifuggire». E poi i tanti libri di filosofia sui quali si è formata «credo che in questa fase dovremmo recuperare i pensatori di tutti i tempi perché da loro può venire la capacità di guardare le cose in un'ottica diversa». E la filosofia «dovrebbe tornare ad essere al centro del nostro pensiero, i pensatori veri sono quelli immersi fino al profondo nella realtà quotidiana». È amante delle commedie americane anni '50 - '60, quelle di Billy Wilder, come "A qualcuno piace caldo". E poi di quelle con Rock Hudson e Doris Day. «Mi fanno staccare i pensieri dalla frenesia di tutti i giorni. Sono leggere e disimpegnate, un'espressione della purezza della commedia». Tutt'altro che anonime però come anonimo non vuole che sia il suo impegno in politica «in questi cinque anni, se cinque saranno, voglio lasciare un'impronta con il mio lavoro».


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