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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2010 alle ore 08:01.
Gira e rigira nella guerra all'imponente arretrato di quasi 600mila ricorsi che affligge la giustizia amministrativa verranno schierate le sezioni stralcio. La soluzione, studiata dalla commissione di esperti che ha redatto lo schema del codice del processo amministrativo, non era piaciuta al governo e in particolare al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, preoccupato del costo, stimato in 4 milioni l'anno.
Da quel "no" si è poi arrivati al compromesso di affidare al consiglio di presidenza, l'organo di autogoverno di Tar e Consiglio di Stato, il compito di studiare le modalità di smaltimento delle pendenze. Misure straordinarie da finanziare con i fondi di cui la giustizia amministrativa, dotata (almeno per ora) di autonomia finanziaria, dispone. L'Economia si riserva, in ogni caso, l'ultima parola.
Per Pasquale de Lise – presidente del Consiglio di Stato fresco di nomina dopo aver coordinato i lavori della commissione del codice, ma il cui nome è circolato anche per i fatti legati alla gestione del patrimonio di Propaganda Fide e dell'affaire Balducci («tutte invenzioni», replica) – la soluzione è di pagare di più i giudici e gli impiegati che si offrono di lavorare anche allo smaltimento delle vecchie cause. Una parte delle quali è già stata archiviata grazie al programma straordinario avviato lo scorso anno con l'invio di decine di migliaia di avvisi di perenzione (si veda la tabella).
«Smaltimento dell'arretrato con pagamento a cottimo: lavori di più e sei retribuito di conseguenza. È il meccanismo che avevamo previsto per le sezioni stralcio», commenta de Lise. Sempre che, aggiunge, chi partecipa all'operazione sia in linea con i propri carichi di lavoro ordinari. E a proposito di carichi di lavoro, il neopresidente – che è a capo anche dell'organo di autogoverno, a cui spetta decidere sulla produttività dei magistrati – vuole ripristinare il metodo adottato quando guidava il Tar Lazio: considerare la soglia dei carichi di lavoro come limite minimo e non massimo. «Anzi, farò di più. Perché non posso dire che da noi ci si ammazzi di lavoro. Perlomeno, non tutti. È una situazione a macchia di leopardo. Certo, i carichi di lavoro non possono essere obiettivi, dato che i ricorsi non si misurano a numero: ci può essere una causa, per esempio sulle autorità indipendenti, che può valerne 50 in materia di permesso di soggiorno. Anche queste ultime vanno viste in maniera attenta, perché non ci sono ricorsi di serie A e di serie B, ma obiettivamente presentano difficoltà molto minori».