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Questo articolo è stato pubblicato il 20 luglio 2010 alle ore 21:01.
La smentita del presidente della commissione Antimafia, Giuseppe Pisanu, è arrivata a stretto giro. «I pm di Caltanisetta non hanno dichiarato di essere a un passo dalla verità sulla strage di via D'Amelio e che la politica non sarebbe in grado di reggere il peso di tale verità». Ma la notizia, trapelata oggi, secondo la quale Sergio Lari e Nico Gozzo, i due magistrati che hanno riaperto le indagini sull'eccidio in furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, avrebbero dichiarato in commissione Antimafia di essere vicini alla svolta è di quelle destinate a far tremare il palazzo. Visto che i due magistrati avrebbero parlato di «una verità clamorosa di cui la politica non potrebbe reggere il peso».
Malgrado l'audizione fosse stata secretata, come ha confermato Pisanu in serata, le parole dei due pm nisseni sono comunque filtrate. Prima di incontrare la commissione guidata da Giuseppe Pisanu, Lari aveva ribadito la convinzione che «non sia stata solo la mafia a volere la strage». Da tempo la Procura di Caltanissetta ipotizza il coinvolgimento di pezzi deviati dello Stato e dei servizi segreti. E ora il pentito Gaspare Spatuzza avrebbe fornito elementi di riscontro all'impianto investigativo messo a punto dai magistrati.
Davanti a Pisanu e ai membri della commissione il procuratore capo Lari ha poi ribadito il passaggio cruciale delle indagini. «La rilevanza di queste nuove indagini è aver fatto luce su un depistaggio colossale e su un'indagine campata in aria che ha portato alle sentenze passate in giudicato per i processi Borsellino 1 e 2, e per i quali sono stati chiesti numerosi ergastoli. Il fatto di fare giustizia verso chi ha subito queste condanne immeritate è un successo per lo Stato». Lari si è poi soffermato sul diverso peso che la sua procura e quella di Palermo hanno dato alle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, figlio di Vito, l'ex sindaco mafioso di Palermo, e agli eventi del '92. «Tra le procure di Caltanissetta e Palermo c'è dialettica sulla valutazione della portata probatoria delle dichiarazioni di Ciancimino. La nostra posizione è più prudente, quella della procura di Palermo è più fiduciosa. Noi comunque con la procura di Palermo ci scambiamo atti e documenti, poi ogni procura autonomamente deciderà quale peso dare a quelle dichiarazioni».