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Riparte la corsa del made in Italy

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2010 alle ore 08:04.


È selettiva e articolata l'istantanea delle aziende e dei settori che esportano. Racconta il presidente di Federchimica, Giorgio Squinzi, che nei primi sei mesi la produzione è cresciuta del 12% sul 2009. Il recupero è più marcato dell'industria in generale perché la chimica ha beneficiato del ciclo delle scorte: «L'export ha recuperato i livelli del 2007 e ritengo che nei prossimi mesi continuerà la sua corsa».
I mercati emergenti (tra cui Turchia, Polonia, Cina, Egitto) sono un riferimento importante per il nostro export: «Voglio anche ricordare – dice Squinzi – la ripresa di importanti partner commerciali tradizionali, prima fra tutti la Germania».
Tuttavia restano elementi critici da non sottovalutare: «I costi delle materie prime chimiche hanno già raggiunto i picchi del 2008, mentre i listini sono condizionati da una domanda ancora incerta. La ripresa – conclude Squinzi – sarà disomogenea tra settori e imprese, soprattutto rispetto al grado di connessione ai mercati globali più dinamici. In definitiva conterà sempre di più l'inserimento delle singole aziende in filiere vincenti dato uno scenario globale di forte competizione. Complessivamente prevediamo che la produzione chimica in Italia chiuda l'anno con un incremento di circa il 6%».
Un concetto, quello delle reti, ripreso anche da Domenico Palmieri dell'Aip (Associazione per le politiche industriali): «L'economia manifatturiera è diventata davvero globale e questo aumenta le necessità connesse alla crescita dimensionale delle aziende. Ecco perché il progetto «Reti d'impresa» diventa più pressante. Ci sono segnali molto buoni che possono legarsi a questi dati di recupero sui mercati mondiali. Le esperienze venete e del Lecchese sono incoraggianti. Nel Pavese è addirittura in corso, per iniziativa della locale Camera di commercio un importante piano per la creazione di due nuove reti, una nell'automotive e una nel meccanocalzaturiero».
Aggiunge Paolo Bastianello, vicepresidente vicario di Smi e titolare della Marly's (abbigliamento femminile di fascia alta, prodotto ad Arzignano e distribuito anche con negozi monomarca): «Mercati come quello russo e turco non sono importanti solo a livello potenziale. Lo confermano i successi in termini di acquisti e non solo di contatti che hanno riscosso le missioni di Sistema moda Italia, assieme a Ente moda Italia, in Siberia. Ma lo raccontano anche i dati dell'export. Il tessile-abbigliamento-moda è orientato all'estero ed è proprio sulla nostra capacità di conquistare quote e nuovi mercati che dobbiamo scommettere per tornare a crescere. Obiettivi che necessitano di azioni congiunte di promozione, sempre più mirate e qualificate». Il tema listini è toccato anche da Vito Artioli, al vertice dell'Anci: «Le nostre calzature non hanno tutte lo stesso prezzo. In Germania vendiamo a 20 euro, mentre in Usa vanno a quasi il doppio. Per fortuna siamo riusciti nelle azioni antidumping con Cina e Vietnam, mentre lavoriamo per tagliare i dazi con il Brasile, come concordato con il presidente Lula che ho incontrato nelle scorse settimane».

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Risultati positivi anche per Federlegno arredo. «Il nostro export cresce nella Ue – spiega l'ad della federazione Giovanni De Ponti – ma lo sviluppo è più forte in aree emergenti come India, Cina, ma anche Libia e Turchia. Merito anche delle nostre missioni "mirate" realizzate con poche decine di imprenditori per volta. I risultati premiano anche questo sforzo di unione tra domanda e offerta».
Molto articolata l'analisi di Sandro Bonomi, presidente dell'Anima: «L'export della meccanica varia ha ripreso a macinare ordini. Le esportazioni stanno ripartendo e si delineano nuove rotte. Nel giro di pochi mesi è cambiato il peso specifico delle destinazioni: i mercati extraeuropei diventano più importanti. In due anni l'export verso l'Europa ha perso nove punti passando dal 60% del 2007 al 51% del 2009, mentre si assiste all'espansione verso i paesi emergenti».
Luca Tosto, ceo della Walter Tosto, è appena tornato dalla Russia dove c'è una «riapertura del mercato verso competitor esteri che ora vedono anche un'ulteriore possibilità di competizione. Ci sono molti progetti. Il mercato è difficile, ma grandi aziende come Rosnet, Lukoil, Gazprom, Tnk-Bp e Surgut Neftegas sono pronte ad acquistare». Conclude Rino Liborio Galante, fondatore Metalgalante: «Nel 2009 abbiamo esportato il 99% della produzione in 136 paesi, l'ultimo dei quali è la Georgia dove ieri abbiamo consegnato la prima macchina. Vendiamo in paesi come America Latina, Russia e Turchia».
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