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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2010 alle ore 17:04.
La Dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo arrivò il 17 febbraio del 2008, poco più di nove anni dopo i bombardamenti della Nato su Belgrado, ordinati nel 1999 per indurre il regime di Slobodan Milosevic a rinunciare alla pulizia etnica che aveva visto la Serbia di nuovo nei panni dell'aguzzino dopo la guerra che negli anni Novanta aveva dissolto la Jugoslavia. Dopo il conflitto nel Kosovo, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu stabilisce nella provincia a maggioranza albanese un'amministrazione controllata (Unmik). I serbi si ritirano dalla provincia e prende avvio il processo che definisce lo status della provincia. Belgrado si oppone all'indipendenza, e parla, invece, di autonomia. Gli albanesi della Lega democratica del Kosovo, guidata da Ibrahim Rugova, chiedono l'indipendenza, insieme ai partiti che hanno le loro radici nel movimento armato impegnato nel conflitto e non immune da contaminazioni delinquenziali. Tra loro, il Partito democratico del Kosovo dell'expremier Hashim Thaci, sotto processo all'Aja per crimini di guerra.
Nel novembre del 2005 il Gruppo di Contatto, del quale fa parte anche l'Italia, definisce i «principi guida» per la definizione dello Status e afferma che una decisione finale deve essere votata dal Consiglio di Sicurezza. Nel febbraio del 2006 comincia l'opera di Martti Ahtisaari, ex presidente finlandese. Il mediatore porta serbi e albanesi al tavolo del negoziato: per Belgrado partecipano il presidente Boris Tadic e il premier Vojislav Kostunica; per il Kosovo presenziano l'allora presidente Fatmir Sejdiu e l'allora primo ministro Agim Ceku. Non c'è intesa tra le parti, che restano sulle rispettive posizioni.
Il 3 aprile 2007 Ahtissari presenta il piano al Consiglio di sicurezza, che non lo discuterà mai poichè Mosca ha sempre minacciato di porre il veto a una nuova risoluzione che appoggi «l'indipendenza controllata» prevista dal finlandese. Il parlamento europeo sostiene pienamente il piano. A fine anno i vertici politici e istituzionali del Kosovo, forti del sostegno di gran parte dei paesi europei, annunciano che l'indipendenza sarebbe stata dichiarata unilateralmente.