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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2010 alle ore 08:05.
DETROIT - Fiat alza la posta nella discussione sul piano Fabbrica Italia: l'amministratore delegato Sergio Marchionne ha annunciato ieri nella conference call con gli analisti finanziari che l'azienda ha deciso di produrre in Serbia une delle vetture che nel piano industriale presentato lo scorso 21 aprile era destinata a Mirafiori; si tratta della monovolume finora indicato come L0 (L Zero), ovvero la vettura che dalla fine dell'anno prossimo dovrebbe sostituire la Lancia Musa e le Fiat Idea e Multipla.
La decisione, presa nei giorni scorsi dal Group Executive Council, comporterà naturalmente un vuoto a Mirafiori nel momento in cui gli attuali modelli usciranno di produzione. Non solo: Marchionne ha detto agli analisti che «non sarebbe saggio» confermare nuovi investimenti in Italia «data l'incertezza» sull'accordo per aumentare la produttività a Pomigliano. «Fiat non può assumere rischi non necessari in merito ai suoi progetti: dobbiamo essere in grado di produrre macchine senza incorrere in interruzioni dell'attività» ha spiegato il manager. Non si può produrre con il 90% dei dipendenti, è il suo ragionamento: ci vuole un'adesione totale al progetto, come quella – che cita spesso ad esempio – dei dipendenti Chrysler.
L'amministratore delegato del Lingotto ha ribadito peraltro che a Pomigliano la Fiat «ha intenzione di portare avanti l'investimento (da 700 milioni, ndr), lavorando insieme alla maggioranza dei sindacati che lo ha approvato». L'arrivo della Panda da fine 2011 è dunque confermato. Ma di fronte alla possibilità di una conflittualità che metta a rischio la produzione di un modello così importante, il manager tiene comunque aperta la strada del ritiro - anche a costo di perdere parte dei fondi investiti; troppo importante la partita della competitività degli impianti italiani. «Dobbiamo convincere i sindacati sull'assoluta necessità di modernizzare i rapporti industriali in Italia».
La decisione di ieri è destinata ad acuire lo scontro sindacale. Giorgio Airaudo, segretario della Fiom a Torino, ha detto che «se venisse confermata la volontà di portare il nuovo modello in Serbia si aprirebbero problemi a Mirafiori, smentendo gli impegni che la Fiat aveva illustrato il 21 aprile ai sindacati. Non vogliamo pensare che la Fiat – ha proseguito Airaudo – si relazioni con i lavoratori e i sindacati italiani contrapponendo sempre le produzioni tra un sito estero e un sito italiano». Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino ha avvertito che «se la Fiat farà davvero quello che ha prospettato oggi, verrebbe meno uno dei punti chiave della produzione a Mirafiori». «Non vorrei che fosse Mirafiori, che più di ogni altro ha creduto nella possibilità di un rilancio – ha aggiunto il sindaco – a pagare i costi della vicenda Pomigliano».