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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2010 alle ore 08:00.
ROMA - In teoria, con un attacco informatico si possono scatenare danni enormi per uno Stato. Le minacce alla sicurezza nazionale del cybercrime, dunque, devono trovare un'adeguata risposta in termini di prevenzione e di velocità di reazione. Ma in Italia, che pure ha fatto sforzi straordinari e può vantare alcuni livelli di eccellenza internazionale, manca un centro di coordinamento. Così la pluralità di soggetti che si impegnano contro i crimini informatici può rappresentare «un limite per la sicurezza della Nazione».
È il Copasir (comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) a lanciare l'allarme in un documento di circa 70 pagine - «Possibili implicazioni e minacce per la sicurezza nazionale derivanti dall'utilizzo dello spazio cibernetico» - approvato il 7 luglio, relatore Francesco Rutelli, predecessore di Massimo D'Alema alla guida del comitato. Un testo frutto di una lunga indagine che porta a conclusioni molto chiare: ci sono, certo, «risorse e strumenti idonei» per il contrasto al cybercrime svolto finora dallo Stato, in particolare, con gli apparati di intelligence e, soprattutto, dal ministero dell'Interno attraverso il servizio di Polizia Postale e delle telecomunicazioni. Ma sono attività servite soprattutto «a colmare singoli vuoti organizzativi» mentre serve «una pianificazione strategica di contrasto alla minaccia cibernetica» che il Copasir ritiene «assente» così come è limitata, dice il documento, la «dimensione della prevenzione della minaccia». Per fare un caso concreto, basta leggere che «i processi ad alta criticità nel sistema finanziario italiano, se intaccati o manipolati», dice la relazione, possono arrivare fino a «colpire l'operatività dell'intera piazza finanziaria nazionale». Con questo quadro, il Copasir raccomanda perciò al Governo «di dotarsi di un impianto strategico organizzativo che assicuri una leadership adeguata e predisponga chiare linee politiche per il contrasto alla minaccia e il coordinamento tra gli attori interessati». Un po' come il "cyber zar" Howard Smith, la figura inventata dal presidente Usa Barack Obama come consigliere della Casa Bianca per la sicurezza cibernetica.