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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2010 alle ore 08:02.
ROMA - Silvio Berlusconi aspetta che passi alla Camera la manovra, magari accompagnata subito dopo dal voto sulle intercettazioni e parallelamente, al Senato, da quello sulla riforma dell'Università. Solo dopo, ha detto ai suoi nelle riunioni dei giorni scorsi, darà fuoco alle poveri. Di riappacificarsi con Gianfranco Fini non ha infatti nessuna intenzione, prima però deve mettere al sicuro i provvedimenti ancora in attesa del bollino parlamentare.
Ma qualcuno ha già acceso la miccia. Il bersaglio per ora è Fabio Granata, finiano doc e vicepresidente della commissione Antimafia, per il quale Maurizio Lupi e Mario Valducci chiedono l'intervento dei probiviri del partito.
Una richiesta fatta separatamente e non concordata, ma sostenuta anche dai capigruppo di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, e da Franco Frattini. È la conferma che l'offensiva contro Fini è partita anche se il mirino per il momento viene puntato più in basso. «Lo Statuto che anche Granata ha votato - ha detto ieri Lupi a margine del convegno organizzato dai circoli Nuova Italia di Gianni Alemanno a Orvieto – è molto chiaro e preciso: chi non si ritrova nel partito, chi pronuncia parole durissime e strumentali nei confronti del Pdl, o va via o c'è un luogo dove va giudicato per questi atteggiamenti, i probiviri». E ancora, questa volta Valducci ieri a Reggio Calabria: «Rispetto alle molteplici sparate di alcuni esponenti finiani credo sia arrivato il momento che gli organi di giurisdizione interna del Pdl intervengano». Sotto accusa le frasi pronunciate dal vicepresidente dell'Antimafia sulle stragi del '92-'93 e sull'attendibilità del pentito Spatuzza. «Ci sono pezzi dello Stato, del governo e della politica che fanno di tutto per ostacolare le indagini sulla strage di via D'Amelio», aveva detto Granata. «Non possiamo accettare chi adombra il pericolo che ci siano collusioni con ambienti criminali», è la risposta di Frattini.
I finiani però fanno quadrato. La prima replica è proprio di Granata: «Non ho problemi ad andare dai probiviri del Pdl a rispondere delle mie frasi sulle stragi del 1992-1993. Ad un patto: dai probiviri debbono venire anche Nicola Cosentino e Denis Verdini per rispondere di ciò per cui sono accusati». È lo stesso contrattacco di Italo Bocchino, che provocatoriamente suggerisce di «deferire» prima «chi ha fatto dossieraggio contro il candidato alla presidenza della Campania», ossia Nicola Cosentino, l'ex sottosegretario dimessosi dopo l'accusa di aver partecipato a una campagna denigratoria con il collega di partito. Lo stesso ripete Carmelo Briguglio e anche l'ala moderata vicina al presidente della Camera e capeggiata da Andrea Augello (presente alla convention di Alemano insieme a Moffa)secondo cui se si ricorre ai probiviri per quella che definisce una «sciocchezza» detta da Granata, allora in Campania per capire quello che è successo a Caldoro bisognerà convocare la corte marziale».