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Cota: «Mirafiori è un simbolo del Nord»

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2010 alle ore 08:04.

«Mirafiori va difesa a tutti i costi, come Pomigliano. Perché, se nel caso dello stabilimento campano c'era in ballo il destino produttivo di tutto il Sud Italia, qui siamo alle prese con il simbolo della vocazione industriale del Piemonte e più in generale di tutto il Nord, con le sue eccellenze e la sua capacità di competere oggi e domani su scala globale». ...

Roberto Cota, in queste settimane sotto pressione per la rimessa in discussione del risultato elettorale che in marzo l'aveva portato al vertice della Regione Piemonte, non s'aspettava di dover gestire anche un'inattesa questione Fiat. Ma una volta che la bolla è esplosa, ha deciso di prenderla di petto: venerdì ha sentito al telefono per due volte Sergio Marchionne, «con il quale – assicura – i rapporti sono ottimi», ha convinto il ministro Sacconi a insediare a Torino il tavolo su Fiat di mercoledì prossimo e quindi ha deciso di riservare una sedia anche al sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, a conferma di un asse quanto mai solido. Ora, si aspetta una risposta convincente anche dal sindacato, al quale rivolge un messaggio inequivocabile: «Tutti quanti dobbiamo renderci conto – dichiara – che la priorità, a questo punto, è il lavoro e non le ideologie»....

In pratica, governatore, spera che un'eventuale vertenza su Mirafiori possa evitare gli stessi pasticci di Pomigliano?
Non mi piace fare paragoni, so solo che in Piemonte c'è un sistema socio-economico
affidabile....

Anche nella sua componente sindacale?
Finora col sindacato ho lavorato bene, non ho motivo di dubitare della sua serietà....

Mercoledì nel suo ufficio si apre il tavolo Fiat, ma c'è già chi teme che si tratti dell'ennesima puntata di un rito ormai logoro. Lei cosa si aspetta?
Che tutti giochino a carte scoperte, su Mirafiori e non solo, e che ognuno si assuma le proprie responsabilità: l'azienda, le parti sociali, le istituzioni. Bisogna fare chiarezza, perché mi sembra evidente che ormai l'impalcatura del piano Fabbrica Italia stia saltando: è ora di rifare il punto sugli impegni che le parti in causa sono disposte a prendersi....

Restiamo a Mirafiori: vede margini di trattativa sulla monovolume destinata ormai alla Serbia?
Il problema non è questa o quella linea produttiva, ma la salvaguardia dei livelli occupazionali. Se la monovolume deve andare per forza in Serbia, servono altri modelli per i 3.500 lavoratori che diventerebbero a rischio....

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Tags Correlati: AUSPICIO | Fiat | Imprese | Mirafiori | Roberto Cota | Serbia | Sergio Chiamparino | Sergio Marchionne | Torino

 

Non dovessero arrivare nuovi modelli, per Mirafiori sarebbe l'inizio della fine. In questo caso siete disposti ad andare al muro contro muro?
Guardi, io mi fido di tutti e di nessuno. Però preferisco ragionare per obiettivi, che in questo caso mi sembrano due e di comune interesse per la politica, la Fiat, il sindacato: la difesa del lavoro e della competitività del sistema produttivo industriale e più in generale di quello del Nord. Se perdiamo Mirafiori vuol dire che il nostro territorio non è più competitivo, e questa è una situazione davanti alla quale nessuno può arrendersi.

Voi che cosa siete disposti a mettere sul tavolo?
Nelle settimane scorse abbiamo varato un piano per il lavoro da 400 milioni di euro, in questi giorni stiamo predisponendo un secondo programma-quadro per il rilancio economico: siamo pronti a fare la nostra parte. Certo che se il federalismo fiscale fosse già in atto...

Cosa cambierebbe?
Avremmo in mano delle leve decisamente più consistenti. Il federalismo fiscale non è fine a se stesso, ma la premessa per avere risorse più ingenti capaci di innescare e coprire dal punto di vista economico politiche più efficaci.

Quindi, in prospettiva, secondo lei la politica industriale dovrà far capo alle regioni?
Assolutamente sì. Non fatico a immaginare un vero e proprio federalismo industriale, in cui ogni territorio compie le scelte che ritiene più opportune per la sfide che ha davanti.

Nei mesi scorsi ha ripetutamente criticato la giunta Bresso, che cinque anni fa aveva acquistato una parte delle aree di Mirafiori in cambio di una nuova linea produttiva. Visti gli ultimi sviluppi, ha cambiato opinione?
Macché, sono invece sempre più convinto che quell'operazione sia stata un errore, frutto di un atteggiamento troppo remissivo. Per parte nostra agiremo con fermezza, in attacco e non certo sulla difensiva.

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