Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2010 alle ore 11:49.
La pubblicazione di documenti di intelligence riservati, che denunciano il fallimento della guerra in Afghanistan, provoca una nuova bufera negli Stati Uniti. Secondo il New York Times, che ha pubblicato ieri assieme al quotidiano britannico The Guardian e al settimanale tedesco Der Spiegel alcuni dossier girati dal sito specializzato in intelligence Wikileaks, la documentazione "lascia intendere che il Pakistan, ufficialmente un alleato degli Stati Uniti, permette a membri del suo servizio segreto di trattare direttamente con i talebani". Gli 007 pachistani, in particolare, "organizzano reti di gruppi di insorti che combattono i soldati americani in Afghanistan, e complotti che mirano ad assassinare dirigenti afghani".
Questi organi di stampa hanno accettato di pubblicare tali informazioni, che provengono da 92.000 documenti "utilizzati da ufficiali del Pentagono e dalle truppe sul terreno", perché sarebbero stati diffusi su internet, è stato spiegato. "La maggior parte delle relazioni è rappresentata da documenti di routine banali, ma molti hanno un impatto rilevante su una guerra che dura quasi da nove anni", ha avvertito il New York Times.
Il Guardian, da parte sua, afferma che i documenti, che rivelano il numero crescente di civili uccisi dalle forze della coalizione e dai talebani, "danno un'immagine devastante della guerra e del suo stato di fallimento in Afghanistan".
La replica del governo-Gli Stati Uniti hanno fermamente condannato la pubblicazione di documenti confidenziali sui presunti legami tra i servizi segreti pachistani e i combattenti islamici afghani, che attesterebbero anche il fallimento della guerra in Afghanistan. "Gli Stati Uniti condannano fermamente la pubblicazione di informazioni confidenziali da parte di persone e organizzazione che potrebbero mettere in pericolo la vita di americani e di loro alleati, minacciando la sicurezza nazionale", ha dichiarato il Consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente Barack Obama, James Jones, con un comunicato.