Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2010 alle ore 08:04.
Fuochi d'artificio, ieri, per l'informazione sulla guerra in Afghanistan. War logs: emozioni simili, per chi le ricorda, a quelle generate dai documenti del Pentagono sul Vietnam pubblicati nel 1971 dal New York Times. Che mutarono drasticamente l'opinione pubblica americana.
Certo, da allora molto è cambiato nel sistema dei media. L'ascesa del potere della televisione, con le guerre in diretta e i reportage dei giornalisti "embedded". La migrazione in corso dei giornali tradizionali verso i new media. E la crescita impetuosa delle piattaforme che consentono la partecipazione del pubblico alla generazione di informazione su internet.
Cambiamenti che non hanno risolto i dubbi e le preoccupazioni sulla qualità dell'informazione disponibile. La vicenda dei War Logs, però, dimostra che molto altro può ancora cambiare. E, perché no?, in meglio.
A partire dal ruolo dei quotidiani tradizionali che sappiano aprirsi alla sperimentazione e all'innovazione. Perché il trattamento delle notizie emerse ieri mostra che i giornali non sono la loro carta, ma la qualità delle loro redazioni. E se potranno riemergere non sarà per un miracolo tecnologico, ma per il valore della loro esperienza nella ricerca dei fatti.
«Noi facciamo i nostri controlli prima di pubblicare un documento», ha spiegato al Sole 24 Ore Julian Assange, fondatore di Wikileaks, l'organizzazione non profit che da tre anni consente a chi lo voglia di rendere pubblici online i documenti riservati e di mantenere l'anonimato.«Noi possiamo cercare di capire se i documenti sono autentici».
Ma per verificare il merito delle informazioni, i volontari di Assange non bastano. Sicché, quando una "gola profonda" ha fatto arrivare a Wikileaks i 92mila documenti sulle morti secretate di civili nel corso di azioni militari in Afghanistan, sull'ambiguità del Pakistan, sulle enormi difficoltà della guerra, Assange ha deciso di condividerli con New York Times, Der Spiegel e Guardian.
E le redazioni dei tre giornali hanno lavorato per settimane, proprio per controllare le informazioni. Ritrovando un ruolo essenziale e dimostrando che, di fronte alla ricerca dei fatti, i giornali e le piattaforme nate per il web possono essere simbiotiche: internet apre enormi varchi in qualunque sistema di secretazione delle informazioni, mentre le redazioni dei giornali possono portare metodo, esperienza e qualità.