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Ora nei territori cresce la fibrillazione

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2010 alle ore 09:16.

Se l'epicentro dello scontro con Gianfranco Fini ora è a Roma, tra poco le scosse arriveranno sui territori. E se davvero dal divorzio tra i cofondatori nasceranno due gruppi parlamentari, lo stesso film si vedrà a livello locale dove tutti scommettono che dal Pdl cominceranno a nascere due partiti. E che dalla Capitale partirà una guerriglia, un Vietnam per balcanizzare il partito proprio nei luoghi dove ha appena vinto con le regionali. Potrebbe cominciare a prendere forma una sorta di puzzle dove in ogni realtà locale si disegneranno alleanze – le più diverse – e anche fuori dallo schema finiani-berlusconiani, a seconda dei rapporti di forza e di convenienza che finora non sono stati governati da Silvio Berlusconi. Insomma, quell'accusa di scarsa gestione del partito è ora alla prova dei fatti. E un caso sotto gli occhi c'è già: la Sicilia.

Come da manuale anche questa volta l'isola ha visto prima di tutti lo strappo, prima ancora che a Roma si consumasse. È quasi un anno, infatti, che Raffaele Lombardo, eletto con i voti del centro-destra, ora governa solo con un pezzo del Pdl e dopo aver fatto fuori l'Udc. Il Pdl di conio siciliano è fatto di una strana alleanza tra l'ex di Forza Italia Gianfranco Miccichè – figlioccio di Marcello Dell'Utri – e la pattuglia di quelli che a Roma si chiamano "finiani" mentre l'altro ramo forzista del ministro Alfano e del presidente del Senato Schifani sono all'opposizione.

Ma quella siciliana è solo una delle possibili declinazioni del centro-destra di "nuovo conio". Per esempio, ora cosa succederà in Campania? Anche qui lo scontro si è già consumato con il caso dei dossieraggi di Nicola Cosentino e Denis Verdini contro il Governatore Stefano Caldoro ma le conseguenze si aspettano ancora. E si aspettano soprattutto alla luce di ciò che ora è successo a Roma. Perché anche in Campania i "finiani", guidati da Italo Bocchino, sostengono il Governatore e potrebbero staccarsi da quella parte del Pdl – molto consistente – che fa capo alla corrente avversa guidata dall'ex sottosegretario Cosentino. Per non parlare della Calabria dove il Governatore, Giuseppe Scopelliti – che Fini sostenne – ha contro un pezzo del Pdl.

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Tags Correlati: Campania | Comunione e Liberazione | FI | Gianfranco Fini | Gianfranco Miccichè | Italo Bocchino | Lega | Lombardia | Nicola Cosentino | Partiti politici | PDL | Raffaele Lombardo | Roma | Sicilia | Silvio Berlusconi | Udc | Umberto Bossi | Veneto

 

Lo schema comunque non è solo quello di finiani versus berlusconiani perché in ogni territorio già oggi le correnti che dividono il Pdl sono le più diverse. Andiamo verso Nord. Anche qui le acque non sono affatto calme. Qui ad agitare il partito è il rapporto con la Lega. Il caso più lampante è la Lombardia. Lo scontro tra Roberto Formigoni e Giulio Tremonti – sostenuto dal Carroccio, appunto – ha avuto il suo acuto con la manovra ma è chiaro qual è la posta in gioco. I leghisti non sopportano l'egemonia di Formigoni sul sistema economico lombardo e l'attacco è partito proprio con la manovra. Non è un caso che proprio il Carroccio, nei giorni caldi del braccio di ferro Tremonti-Formigoni sulle risorse, abbia puntato il dito contro i 234mila euro di contributi che il governatore dà a Cl per il meeting di Rimini. Contemporaneamente, le truppe che fanno riferimento a Ignazio La Russa sono schierate contro quelle di Mariastella Gelmini.

Non è finita. Le tensioni potrebbero esplodere anche in Veneto – dove c'è stato il sorpasso della Lega sul Pdl – e in Piemonte: due regioni a guida leghista dove il partito di Berlusconi teme – dopo l'egemonia politica – anche quella economico-finanziaria. «La gente dice prendetevi le banche», disse Umberto Bossi e i Governatori hanno già lanciato l'offensiva. Assai indigesta per il Pdl.

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