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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2010 alle ore 10:05.
Settanta milioni in cassa e 70 immobili del valore di 3-400 milioni di euro. È questo il patrimonio dell'ex Alleanza nazionale che potrebbe essere ben presto conteso dagli eredi del partito ormai irrimediabilmente destinati a due storie politiche diverse: berlusconiani da una parte, finiani dall'altra. Per ora nessuno ha voglia di aprire il contenzioso patrimoniale ma la politica costa e, prima o poi, il nodo della spartizione dell'eredità verrà al pettine.
Con grande lungimiranza Gianfranco Fini ha da sempre affidato la gestione del tesoretto di An a suoi fedelissimi.
Non a caso sia Francesco Pontone, il tesoriere del vecchio partito che può contare su una liquidità di circa 70 milioni di euro, che Donato Lamorte, amministratore unico delle tre società che gestiscono i beni immobili, sono tra i primi aderenti ai nuovi gruppi finiani rispettivamente al Senato ed alla Camera.
An, che continuerà a ricevere i rimborsi elettorali della scorsa legislatura fino al prossimo anno, ha in cassa 60 milioni cui sta per aggiungersi la tranche 2010 di contributi pubblici pari a circa 11 milioni: in tutto, quindi, può contare su una liquidità di circa 70 milioni. Fondi nei quali sono confluiti anche i 39 milioni di rimborsi elettorali per l'attuale legislatura che An ha ricevuto dal Pdl in base all'accordo che spartiva le risorse fra i due partiti capostipite nella misura del 25% ad An e del 75% a Fi. Una vera e propria separazione dei beni che lasciava presagire prima o poi l'arrivo del divorzio. Ed anche la proprietà del simbolo del Pdl potrebbe essere oggetto di contesa tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Lo stesso deputato finiano Enzo Raisi ammette che il problema potrebbe effettivamente emergere nel prosieguo della vicenda dal momento che il simbolo è stato depositato davanti a un notaio da entrambi i leader.
Fiore all'occhiello del patrimonio di Alleanza nazionale è poi una lunga lista di immobili, tutte sedi delle ex federazioni, al momento di proprietà di tre società immobiliari – Italimmobili srl, Immobiliare Nuova Mancini srl e Isva – guidate da Donato Lamorte che ne è l'amministratore unico. Società destinate a scomparire entro la fine del 2011, quando dovrebbe nascere la Fondazione "Alleanza nazionale" appositamente pensata (sulla falsariga del modello dei Ds) per blindare un "tesoro" di appartamenti il cui elenco e il cui reale valore Lamorte e Pontone non hanno mai voluto svelare. C'è chi dice che valgano almeno 300-400 milioni ma i due amministratori sostengono che una seria valutazione non sia ancora stata fatta. Si tratta di molti immobili di pregio, tra cui il palazzo di Via della Scrofa, ex sede nazionale del partito, la storica sede milanese di Via Mancini e molti altri palazzi, uno in quasi tutti i capoluoghi di provincia, specie al nord.