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Più pasta, pane, verdura e frutta nei menù delle mense scolastiche

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2010 alle ore 18:24.

Dentro la cartella tanti libri, qualche quaderno, l'astuccio e il menù per un pranzo buono e non troppo pesante. Il ministero della Salute stila la classifica dei piatti che i bambini dovrebbero trovare nelle mense scolastiche. Promuove due ricette tipicamente italiane, la pizza e la lasagna. Purché non più di una volta a settimana, magari come alternativa alla minestra tradizionale. Ben vengano pasta e pane tutti i giorni. Il secondo? È a scelta tra carne, pesce, uova o formaggi (con la possibilità di alternare con i legumi). Il menù prevede anche una porzione giornaliera di frutta e verdura. Quanto ai salumi, occorre dosarli: non più di due volte al mese.

Le disposizioni hanno la forma di Linee guida o Vademecum. L'obiettivo è fornire a chi lavora nelle mense le indicazioni per migliorare la qualità dei pasti, con un'attenzione particolare all'aspetto nutrizionale. Sullo sfondo, gli ultimi dati diffusi in giugno dal ministero. Il 12,3% dei bambini italiani è obeso, mentre il 23,6% è in sovrappeso. Uno su tre (un milione e 100mila tra i 6 e gli 11 anni) è in sovrappeso o obeso. I bambini che ogni giorno pranzano nelle mense scolastiche sono 1,5 milioni.

Pane, pasta, frutta e verdura. Accanto alla porzione quotidiana di pasta (ci sono delle alternative: riso, orzo o mais) e di pane, il ministero propone di alternare carne, pesce, uova e formaggi come secondo piatto, con la possibilità di aumentare l'offerta di carne e pesce a due porzioni alla settimana. Una o due volte è raccomandata la preparazione dei legumi, anche come piatto unico se associati con i cereali.
Frutta e verdura sempre. Il ministero prevede verdura e frutta ogni giorno. I salumi vanno dosati: possono essere messi in tavola al massimo due volte al mese. Infine, come piatto unico, una volta alla settimana, pizza o lascagna, a scelta.

Il via libera dei nutrizionisti. Gli esperti promuovono il menù. Le linee guida del ministero «sono sicuramente valide» commenta Carlo Cannella, nutrizionista de La Sapienza di Roma e presidente dell'Inran, l'ente pubblico italiano per la ricerca in materia di alimenti e nutrizione. Per Cannella «la tabella parla del 35% di apporto calorico giornaliero da assicurare con il pranzo. Considerando che si tende ad attribuire il 20% di ratio energetica alla colazione, percentuale fra l'altro molto difficile da raggiungere con la colazione italiana, il 100% giornaliero è ancora molto lontano». «L'apporto del pranzo dovrebbe essere in realtà -

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spiega l'esperto - intorno al 40-45% del totale». Altrimenti «c'è il rischio che i bambini arrivino a casa affamati e vogliano il panino».
Per quanto riguarda l'equilibrio degli apporti tra i vari componenti (proteine, zuccheri, grassi, fibre) e della scelta dei cibi, secondo Cannella c'è «un'eccessiva demonizzazione dei salumi. Il prosciutto cotto e la mortadella sono tra i cibi che i bambini italiani gradiscono di più, e ai quali sono più affezionati».

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