Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2010 alle ore 08:03.
Un albero stilizzato, le felci, una pergamena e una linea orizzontale. È il sigillo della comunitas Leudri, che racconta un'economia da sempre fondata sull'industria del legno e un passato glorioso all'insegna dell'autonomia, prima di passare sotto il dominio dei veneziani. Siamo nel Trentino meridionale, a una manciata di chilometri dal lago di Garda. Ottocento anni dopo, il Capodanno 2010 è stato un brindisi alla ritrovata unità. Molina, Pieve, Bezzecca, Concei, Tiarno di Sotto e Tiarno di Sopra, sei comuni di un'unica valle che hanno rinunciato alla sovranità per dar vita a una nuova realtà rispolverando l'antica denominazione: Ledro. Una fusione da 5.400 abitanti, suggellata da un referendum a fine novembre del 2008, promosso con un indice di gradimento medio del 70% che ha portato a compimento un percorso imboccato all'inizio degli anni '90.
Prima la fase di innamoramento, con la creazione di un circolo culturale e un coro valligiano, poi il fidanzamento e la progressiva convivenza con l'unione costituita a quattro e poi a sei, diventata operativa nel 2001. Un unico ufficio tecnico, così come una sola segreteria e un ufficio ragioneria, fino a un unico segretario comunale. Il traguardo effettivo è arrivato nel 2006-2007, con la condivisione di tutte le competenze, tranne l'urbanistica e il territorio. «I Comuni – spiega Giuliano Pellegrini, che è stato presidente dell'unione e commissario straordinario di Ledro fino alle elezioni dello scorso maggio – continuavano ad avere i loro conti economici, così ad ogni esercizio bisognava approvare i sei bilanci dei singoli comuni e quello dell'unione». Un ménage che si è rafforzato negli anni, fino alle nozze del primo gennaio 2010. Come sede del Municipio, sempre in ricordo dello spirito della valle, è stata scelto Pieve di Ledro, che ospitava l'antica repubblica. Le difficoltà non sono mancate. «L'accorpamento dell'anagrafe – dice Pellegrini, che oggi è assessore al bilancio del "nuovo" Ledro – non è stato semplice, per un certo periodo abbiamo dovuto gestire due servizi paralleli, così come la toponomastica: in caso di doppioni di vie abbiamo scelto di lasciare il nome originario nei centri dove c'erano più residenti. Tutto si è svolto con un unico obiettivo: parlare con una voce sola e contare di più nello scacchiere istituzionale.
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Le fusioni
Sono le fusioni di Comuni siglate dal 1990 ad oggi secondo l'istantanea dell'Istat aggiornata a fine giugno. Pionieri sono stati due Comuni veneti. Il primo gennaio 1995 dalle nozze tra Contarina e Donada, in provincia di Rovigo, è nato Porto Viro. Contemporaneamente è diventata effettiva la fusione tra Carrara San Giorgio e Carrara Santo Stefano in provincia di Padova. Il nuovo centro è stato battezzato Due Carrare. Nel settembre 1998 è stata la volta di Montiglio Monferrato: una fusione a tre tra Colcavagno, Montiglio e Scadeluzza. Quattro anni dopo Mosso Santa Maria e Pistolesa (Biella) hanno unito le forze e sono diventati Mosso. Sul lago di Como nel 2003 dalla fusione tra Sant'Abbondio e Santa Maria Rezzonico è nato San Siro. Lo scorso anno le uniche nozze celebrate sono state quelle tra Campolongo al Torre e Tapogliano: frutto della fusione è Campolongo Tapogliano.
I matrimoni più recenti, validi dal primo gennaio di quest'anno, sono quelli che hanno dato vita ai Comuni di Ledro e Comano Terme in Trentino. Il primo centro ha riunito sei Comuni (come si può vedere dalla foto sotto: Concei, Bezzecca, Molina di Ledro, Pieve di Ledro, Tiarno di Sopra e Tiarno di Sotto). Il secondo è il risultato della fusione tra Bleggio Inferiore e Lomaso. 313
Le Unioni
È il numero delle Unioni di Comuni fino ad oggi, che coinvolgono – secondo i dati dell'Anci – 1.500 Comuni. Le più numerose sono in Lombardia (53) e Piemonte (50), seguite da Sardegna (30) e Veneto (28). Le unioni sono enti locali costituiti da due o più comuni che condividono l'esercizio di alcune funzioni. Secondo una ricerca che è stata condotta da Anci e Cittalia, tra i servizi in forma associata spiccano la polizia municipale (60%), seguita da musei e biblioteche (46%), protezione civile e servizi sociali (41 per cento). 8.094
I Comuni italiani
È il numero di Comuni in Italia secondo l'istantanea scattata dall'Istat a fine giugno. Un anno fa erano 8.100. L'Istituto di statistica acquisisce nel corso dell'anno tutte le variazioni territoriali ed amministrative che si sono verificate sul territorio nazionale. L'aggiornamento avviene a gennaio e a giugno con la pubblicazione dal titolo «I codici dei Comuni, delle Province e delle Regioni».