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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2010 alle ore 08:00.
L'ultima modifica è del 02 agosto 2010 alle ore 08:41.
I matrimoni, si sa, sono sempre meno di moda. Anzi, tra i Comuni non lo sono mai stati. Mettersi insieme? Rinunciare al gonfalone oppure al palazzo municipale? Perdere il nome e persino il sindaco?
Ma vi pare? Non è proprio cosa da italiani. E allora via a difendere il proprio passato, la propria "storia millenaria", le conquiste e il blasone. Così, la cultura del "campanile" rinnova (e rafforza) se stessa all'infinito, con buona pace per chi considera il "mettersi insieme" un'efficace cura contro gli sprechi.
I numeri, d'altra parte, parlano in modo inequivocabile. Secondo l'Istat le fusioni tra municipi sono state appena otto dal '90 a oggi. Le ultime - proprio il 1° gennaio di quest'anno - sono state celebrate in provincia di Trento. Qui la fusione di sei comuni (Molina, Pieve, Bezzecca, Concei, Tiarno di Sotto e Tiarno di Sopra) ha dato vita a Ledro mentre Comano Terme ha riunito Lomaso e Bleggio Inferiore.
Nel primo caso si è rispolverato lo spirito della valle, nel secondo si è fatta una scommessa legata anche all'attrattività dell'offerta termale. In entrambe le esperienze, sulla scelta ha di certo pesato anche la volontà di contare di più sullo scacchiere politico-istituzionale.
Cambiano le cartine geografiche e nasce una comunità nuova. Ma i preparativi richiedono tempo e non mancano gli ostacoli. Dai nomi delle vie all'anagrafe, fino al catasto: tutto dev'essere modificato. Un esempio: a Comano Terme il sindaco ha bandito un concorso di idee per il nuovo stemma comunale.
Per non dire delle scelte più delicate, legate al nome o alla sede del palazzo municipale. Rinunciare al proprio "paesello", insomma, è difficile. C'è chi ci mette tutta la buona volontà ma poi, alla vigilia, ci ripensa. Al più ci si convince a unire le forze per gestire questo o quel servizio. Ma ognuno al riparo delle proprie solide mura.
Ora, in tempi di austerity e di bilanci sempre più magri, la scelta delle unioni ritorna in voga. Più convivenze che matrimoni, insomma. Tanto che la manovra, approvata nei giorni scorsi dal Parlamento, rende tassative le "forme associate": unioni e convenzioni. Senza rinunciare alla sovranità, i comuni sotto i 5mila abitanti, dovranno mettersi insieme per svolgere le funzioni fondamentali, dalla polizia locale alla gestione degli asili nido, dalla viabilità ai trasporti. Sarà il segno dei tempi. Le nozze non hanno più appeal e, spesso, durano poco. Meglio allora farsi andar bene almeno una convivenza, pur imposta dall'alto.