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Attacco al turismo israeliano

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2010 alle ore 08:01.


Dal Sinai egiziano? La domanda che inquieta le autorità israeliane ed egiziane non ha ancora trovato risposta. Ma è la stessa che si sono posti i media della regione, arabi e israeliani: da dove sono stati sparati i cinque razzi che ieri hanno colpito la città giordana di Aqaba e quella israeliana di Eilat?
Israele sospetta che l'attacco sia stato sferrato dal Sinai egiziano, un'area controllata dalle tribù di beduini, molte delle quali dedite al contrabbando con la Striscia di Gaza, e dove si nascondano pericolosi gruppi islamici. La Giordania, l'unico paese arabo, insieme all'Egitto, che riconosce Israele, si è limitata a condannare l'attacco, ribadendo l'impegno nella lotta al terrorismo. Le autorità egiziane, più volte criticate per la loro perdita di autorità in Sinai, sono invece scettiche: «I soli colpi che possono essere sparati dal Sinai sono i mortai, in grado di volare sopra le alture», ha risposto Abdel Fadeel Shousa, governatore del sud del Sinai. In assenza di rivendicazioni e nuovi indizi, ci si deve aggrappare alla cronaca. Alle otto di ieri mattina cinque razzi sono stati lanciati verso Eilat. Due hanno colpito Aqaba, due sono finiti in mare, un altro è atterrato, senza fare danni, nella periferia della città israeliana. Difficile non pensare a un attacco contro Israele. Eilat è una città turistica sul Golfo di Aqaba, l'unico fazzoletto di terra israeliana, imprigionato tra Egitto e Giordania, che si affaccia sul Mar Rosso. Una sorta di Rimini mediorientale per turisti israeliani. Sempre gremita, con centinaia di hotel, bizzarre illuminazioni, casinò e discoteche. La pista più credibile è che l'obiettivo dei razzi fossero gli hotel di Eilat. Invece due di loro sono caduti vicino all'Intercontinental di Aqaba, uccidendo un tassista, e ferendo altri cinque giordani.
I razzi, tuttavia, non sono una novità per Aqaba. Lo scorso 22 aprile un missile colpì la città, senza provocare vittime. Anche in quell'occasione Israele ha subito sospettato che provenisse dal Sinai. La pista Hamas, però, non è stata esclusa. Anche perché negli ultimi giorni c'è stata una pericolosa escalation. Domenica mattina alcuni razzi sono stati lanciati dalla Striscia verso la città israeliana di Ashkelon (nessuna vittima). Immediata la rappresaglia di Gerusalemme contro un campo di addestramento di Hamas e un tunnel per il contrabbando. Poche ore dopo, un comandante di Hamas, Issa al-Batran, è stato ucciso. Tra domenica e lunedì un'altra esplosione ha distrutto la casa di un capo di Hamas, ferendo 33 persone.

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Tags Correlati: Abdel Fadeel Shousa | Benjamin Netanyahu | Eilat | Geoffrey Palmer | Hamas | Intercontinental | Issa Al-Batran | Marina Militare | Mavi Marmara | Medio Oriente | Onu |

 

L'escalation arriva nel giorno in cui le Nazioni Unite hanno dato il via libera all'inchiesta internazionale per far luce sul raid compiuto dalla marina israeliana contro una nave di attivisti filo-palestinesi diretta a Gaza, lo scorso 31 maggio. In quell'occasione morirono nove turchi. Compiendo un passo indietro Israele ha accettato l'inchiesta, assicurando la sua collaborazione: «Israele non ha nulla da nascondere - ha commentato il premier Benjamin Netanyahu - l'interesse nazionale di Israele è che vengano alla luce tutti i fatti e la verità in relazione alla vicenda della flottiglia. È un principio che noi promuoviamo». Faranno parte del team d'inchiesta l'ex premier neozelandese Geoffrey Palmer e altri 3 commissari: uno israeliano, uno turco e un americano.
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