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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2010 alle ore 12:15.
«Nonostante la condivisione teorica al codice etico promosso dalla commissione Antimafia, sia tra le candidature che tra gli eletti ci sono infiltrazioni e zone d'ombra. Nonostante la carente collaborazione delle prefetture, stiamo ricomponendo il quadro e riferiremo alle camere. La politica rompa ogni ambiguità nella lotta alla mafia». Lo afferma in una nota Fabio Granata, vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia e deputato finiano di Futuro e Libertà per l'Italia. «Alcuni partiti e alcuni candidati alla presidenza delle Regioni - aggiunge Granata - non hanno vigilato come era richiesto e doveroso».
ll procuratore nazionale antimafia Piero Grasso non è «sorpreso» dalla denuncia di Fabio Granata sulla violazione (da parte di alcuni partiti e candidati alla presidenza delle regioni) del codice etico. Grasso, sentito dall'Agi, comunque sottolinea che questi «sono problemi politici e che quindi giustamente se ne occupa la politica». «Già nel 1991 - ricorda l'alto magistrato - un fatto del genere era stato accertato dall'allora commissione Antimafia presieduta da Gerardo Chiaromonte. Io all'epoca ero consulente della commissione e il fenomeno delle infiltrazioni mafiose si registrò in varie zone, soprattutto del sud«.
Il procuratore Grasso, poi ritorna sul rischio che la mafia, come successe negli anni '92-'93 con gli attentati di Firenze, Capaci e via d'Amelio, possa approfittare delle tensioni politiche per dar vita a una nuova stagione terroristica-mafiosa. «La mia - precisa il procuratore nazionale antimafia - è stata soltanto una valutazione rispetto al passato. Allo stato, però, non ci sono elementi in tal senso. Anzi, secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori, il super latitante Matteo Messina Denaro sarebbe contrario alla ripresa di questa strategia. È chiaro, però, che a queste dichiarazioni servono riscontri. Quindi, lo ripeto, la mia è un'analisi che si basa sulla storia del passato e speriamo che nel futuro non accada».
Infine sul ruolo che Messina Denaro avrebbe sulla mafia, Piero Grasso conclude: «ha una grande autorevolezza, sicuramente viene consultato, ma da qui ad affermare che sia diventato il capo dei capi....».