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Maroni: se il governo viene sfiduciato, non ci sono alternative al voto anticipato

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2010 alle ore 16:14.

Guai a chiamarlo "terzo polo", meglio "convergenza" o "area di responsabilità", prendendo in prestito le espressioni usate da Benedetto Della Vedova e Lorenzo Cesa. In un caso o nell'altro, sembra che il nuovo "terzo incomodo", tra destra e sinistra, della politica italiana abbia mosso i suoi primi passi, almeno sulla questione della mozione di sfiducia al sottosegretario Caliendo: Fli, Udc, Mpa e Api si asterranno ma«ciascuno all'interno del proprio gruppo».

La decisione arriva al termine di una breve riunione a Montecitorio: i centristi di Casini sono i padroni di casa e ospitano i finiani (oltre a Della Vedova partecipano Bocchino, Conte e Moffa) ed esponenti dei gruppi di Rutelli e Lombardo per stabilire una "linea di condotta" comune sul caso Caliendo. Mezz'ora per annunciare che i rispettivi gruppi, seppur «autonomamente», si comporteranno allo stesso modo in Aula. Sembra la nascita del "terzo polo", ma le prime parole dei partecipanti alla riunione sono volte tutte a gettare acqua sul fuoco in merito all'ipotesi di una accelerazione, almeno a breve termine. Il primo a smentire questi scenari è Italo Bocchino: «Nel sistema bipolare il terzo polo non esiste - afferma - È come giocare a tennis e sedersi sulla rete». L'ex vicepresidente vicario del Pdl riserva comunque una stilettata al governo: «Lealtà al governo Berlusconi da parte del gruppo Futuro e libertà?», gli viene chiesto. «Lealtà al mandato ricevuto dagli elettori», è la sua ferma replica.

Il "terzo polo" sembra non piacere, almeno in apparenza, anche al leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini che riunisce i suoi nel pomeriggio: «Queste ipotesi le lasciamo al gossip giornalistico», si schermisce usando involontariamente una espressione spesso usata proprio dal presidente della Camera. E rimandando a qull'area di di «responsabilità». Idea che Amedeo Ciccanti, senatore dell'Udc, traduce in «area di dialogo, che può anche arrivare a strutturarsi come un terzo polo politico ed elettorale se si creano le condizioni operative nel futuro». Si dilunga di più Lorenzo Cesa, per il quale non si può parlare di «terzo polo ma di «un'area» per poi rilanciare: «Speriamo - dice - ci siano convergenze non solo sul caso Caliendo ma anche sulle questioni che dovrà affrontare il Parlamento a settembre-ottobre».

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Tags Correlati: Amedeo Ciccanti | Api | Camera dei deputati | Giacomo Caliendo | Giovanni Pistorio | Governo | Idv | Lega | Lorenzo Cesa | Montecitorio | PD | PDL | Pier Ferdinando Casini | Roberto Maroni | Senato | Silvio Berlusconi | Udc |

 

Pino Pisicchio del gruppo Api definisce il nuovo fronte astensionista sul caso Caliendo «un'area potenziale interessante» e sottolinea «il significato forte» sul piano politico: «Sappiamo che Fli fa parte della maggioranza e che noi siamo all'opposizione - spiega - tuttavia in una dialettica parlamentare è normale guardarsi in faccia. Un terzo polo? È presto per dirlo«.
Guarda con ottimismo a «questo dialogo avviato» anche Giovanni Pistorio, senatore dell'Mpa, auspicando che «possa proseguire soprattutto sui temi che riguardano il Mezzogiorno». Alla riunione i partecipanti erano 22: Conte, Della Vedova, Bocchino e Moffa per Fli; Pistorio e Misiti per Mpa; Pisicchio, Bruno, Vernetti, Cesario e Calgaro per l'Api, più i parlamentari dell'Udc guidati da Cesa e Buttiglione. Il neonato fronte astensionista alla Camera è composto da 85 deputati (33 finiani, 39 dell'Udc, otto dell'Api e cinque dell'Mpa). Numeri che ora l'attuale maggioranza non può non considerare nei suoi calcoli.

Qualora il governo venisse sfiduciato «non ci sono alternative al voto anticipato: con la novità, per l'Italia, che si voterà a ottobre o a novembre, ma cambia poco». Così si è espresso il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, interpellato dai giornalisti in Senato a margine dei lavori dell'Aula che sta esaminando il disegno di legge sul Codice antimafia. «Senza la Lega - ha aggiunto Maroni - non si va da nessuna parte, anche perché al Senato un qualsiasi altro governo non potrebbe mai prendere la fiducia. Allora? E' inutile fare ragionamenti tortuosi: se il governo viene sfiduciato, il presidente del Consiglio va al Quirinale a dimettersi. Il capo dello stato affida un incarico per la verifica di rito e il verificatore accerterà che non c'è una maggioranza in Parlamento. E la strada delle urne - ha sottolineato - è aperta».

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha intanto annunciato che domani sarà presente nell''Aula della Camera durante la votazione sulla mozione di sfiducia al sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo presentata da Pd e Idv in seguito al coinvolgimento nell'inchiesta sulla cosiddetta P3. È quanto riferiscono fonti di maggioranza.

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