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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2010 alle ore 08:03.
Senatore Rutelli, ora che la crisi politica è conclamata, serve subito una crisi parlamentare?
La sostanza della crisi di oggi risiede nel fatto che questa coalizione ha resistito appena 6 mesi in più dell'Unione guidata da Prodi. Questo è l'evento politico enorme e inaspettato. Ed è anche il grande paradosso di questa maggioranza che si è presentata compatta, con numeri ampi e confortevoli e con un leader sicuro ma che ora si trova nelle stesse condizioni in cui era l'Unione: un'alleanza che andava da Mastella a Diliberto. Nessuno avrebbe detto – all'indomani delle elezioni del 2008 e delle stesse regionali di qualche mese fa – che avremmo letto di nuovo sui giornali di campagne acquisti per garantire i numeri a Berlusconi, come succedeva per impallinare il nostro Governo al Senato. E invece è accaduto. Questo è il vero punto.
La fine del bipolarismo.
Il fatto storico è la certificazione della fine di un ciclo politico durato 16 anni. Questa è più che una crisi di Governo. È l'incapacità di un sistema – nonostante un leader forte e numeri parlamentari rassicuranti – a esprimere maggioranze omogenee. Su questo serve un confronto di verità.
Si esce dall'impasse con un governo del presidente come lei aveva pronosticato nel suo libro "La svolta"? Qual è la difficoltà?
Che un nuovo governo lo si deve fare in accordo con Silvio Berlusconi. È lui che ha vinto le elezioni ma è evidente che il premier non sceglierà questa soluzione. La crisi dell'assetto bipolare più che operazioni di Palazzo – destinate a breve vita – o soluzioni bricolage, ci deve portare oltre. A una nuova stagione in cui si prenda atto della scomposizione del quadro attuale e si inneschi una vasta ricomposizione politica. Occorre premere il tasto reset al sistema.
Quindi la scommessa è nella scomposizione di Pdl e Pd?
Quando Fini, co-fondatore del Pdl ma anche coautore della Bossi-Fini esce dal filone della destra sui temi dell'immigrazione e scavalca parti del centro-sinistra sull'antiberlusconismo, è evidente che c'è una scomposizione irreversibile del centro-destra. Così come la candidatura di Vendola e l'annuncio di Grillo di volersi candidare alle elezioni politiche, ridisegnano già nei fatti la mappa geografica della sinistra. Il partito di Di Pietro sarà ulteriormente trascinato su posizioni estranee alla cultura di governo nella sua rincorsa al grillismo. Per il Pd, già in una condizione minoritaria, la strada del centro-sinistra si fa ancora più stretta.