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Il deputato quarantenne Paul Ryan è la nuova star dei repubblicani. Ha un piano e non dice sempre "no"

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2010 alle ore 15:49.

NEW YORK. In questi giorni, se si accende la televisione americana, è difficile non imbattersi in Paul Ryan, il deputato repubblicano quarantenne del Wisconsin. Lunedì e martedì, prima il Washington Post e poi il New York Times hanno dedicato due lunghi ritratti al deputato giovane, carino e conservatore che adora la scrittrice libertaria Ayn Rand e cita l'economista italiano ed editorialista del Sole 24 Ore Luigi Zingales.

Laureato in economia ed eletto sei volte al Congresso di Washington, Paul Ryan non ha fatto niente di particolare per meritarsi queste improvvise attenzioni della stampa se non confermare la previsione fatta due anni del Wall Street Journal: tenetelo d'occhio – aveva scritto il giornale di Wall Street – perché questo ragazzo ha talento e farà strada. Oggi è l'unico repubblicano che non sembra iscritto al partito del "no" a qualsiasi progetto della Casa Bianca. A Obama, Ryan dice comunque di no, ma propone sempre un'alternativa seria, precisa e concreta alle ricette economiche del presidente.

C'è chi sostiene che Ryan sia l'unico possibile candidato anti Obama nel 2012. Lui esclude di candidarsi, ripiegando su motivi familiari: «Molti possono fare il presidente, solo io posso far crescere bene i miei figli». L'autorevole editorialista del Washington Post George Will lo immagina vicepresidente. Altri lo vedono governatore del Wisconsin o leader repubblicano alla Camera.

Ryan non è soltanto telegenico. E' un tecnico, uno che studia. Un "wonk" dicono gli americani: un secchione. La sua proposta "Roadmap for America's Future" è stata lodata addirittura da Obama. Non che il presidente la condivida, anzi. Ma ha riconosciuto che le idee socio-economiche di Ryan sono l'unica alternativa intellettuale al suo neo keynesismo progressista. Ryan, tra l'altro, fa parte della commissione nominata da Obama per studiare e suggerire misure per ridurre il debito federale.

Il piano di Ryan è radicale. L'unico che affronta, senza girarci intorno, una questione solitamente considerata radioattiva per un politico in cerca di consenso: far capire agli elettori che se non si mette mano ai conti dello stato, se non si tira la cinghia, se non si fanno i sacrifici necessari, anche gli Stati Uniti rischiano la bancarotta come la Grecia. La sua Roadmap for America's future è un progetto complessivo per rilanciare l'economia, per salvare dal fallimento i programmi pubblici di assistenza medica e sociale e per azzerare il debito federale entro il 2063. Prevede tagli alla spesa, privatizzazioni della previdenza, voucher per comprare l'assicurazione sanitaria, innalzamento dell'età pensionabile e riduzione a due delle aliquote fiscali. Sembra la solita solfa conservatrice, la vetusta ricetta scritta negli anni di Ronald Reagan. Ma la proposta di Ryan è moderna, coraggiosa e convince anche elettori moderati come quelli del collegio sud occidentale del Wisconsin che alle scorse elezioni lo ha rieletto con il 62% dei voti nello stesso giorno in cui ha scelto Obama come presidente.

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Tags Correlati: Ayn Rand | Camera dei deputati | Elezioni | Newt Gingrich | Obama | Paul Ryan | Ronald Reagan | Sarah Palin | Stati Uniti d'America | Wall Street

 

Nonostante tutta la attenzione mediatica e le parole di incoraggiamento di Sarah Palin e di Newt Gingrich, dell'establishment repubblicano e del movimento conservatore, soltanto tredici deputati del suo partito hanno firmato il progetto sul futuro dell'America. Forse è ancora troppo presto. Forse lui è ancora giovane. Ma prima o poi tutti dovranno fare i conti con Paul Ryan. «E' molto importante – ha detto al Washington Post - non condurre campagne elettorali basate su vaghe banalità e su attacchi violenti all'altro partito, magari nella speranza di vincere le elezioni per abbandono dell'avversario. Le elezioni vanno vinte con l'approvazione, con la volontà positiva, dicendo agli elettori chi sei, che cosa vuoi fare e poi, una volta che vai lì, andare a fare ciò che hai promesso».

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