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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2010 alle ore 08:01.
Dopo lo scontro a fuoco di martedì costato la vita a un ufficiale israeliano, due militari e un giornalista libanese, lungo il confine tra Libano e Israele sembra chiarirsi la dinamica degli eventi e allentarsi la tensione. Il rapporto della missione dell'Onu nel sud del Libano (Unifil) ha confermato che i militari israeliani coinvolti nello scontro, il più grave dalla fine della guerra dell'estate 2006, erano impegnati ad abbattere alberi per installare telecamere ma a sud della Linea Blu, quindi all'interno del territorio dello stato ebraico. Non ci sarebbe quindi stata violazione del territorio libanese da parte delle truppe di Tsahal, come ha ammesso ieri in una conferenza stampa il ministro dell'informazione di Beirut, Tareq Mitri pur ricordando che «in alcuni tratti le parti non concordano sul tracciato della Linea Blu» e che «ogni volta che una delle due parti vuole operare a ridosso della linea è richiesto l'intervento di Unifil».
«Sul tracciato della linea di demarcazione esistono riserve da parte libanese e israeliana - ha precisato il portavoce di Unifil, colonnello Naresh Bhatt - ma entrambe le parti si sono impegnate a rispettarlo». Mitri ha però denunciato la provocazione israeliana «perché quando i soldati israeliani hanno iniziato a lavorare oltre il reticolato i nostri militari hanno subito chiesto a Unifil di rimandare l'operazione. Unifil si è rivolta agli israeliani chiedendo di interrompere l'azione ma loro hanno proseguito, scatenando la reazione dei nostri soldati». Mitri lascia intendere che i libanesi siano stati i primi ad aprire il fuoco, notizia confermata anche da una fonte militare di Beirut al quotidiano An-Nahar per «difendere la sovranità del Libano».
Gerusalemme sembra voler smorzare i toni e archiviare l'incidente di frontiera. Il ministro della difesa, Ehud Barak, ha dichiarato «di non ritenere che l'incidente di ieri sia stato programmato dallo stato maggiore delle forze armate libanesi e nemmeno da Hezbollah» auspicando «un'estate calma e che la situazione ritorni normale». Più duro il premier Benyamin Nethanyahu che ha ricordato come «Israele continuerà a rispondere con forza a ogni attacco contro i suoi cittadini e militari», riferendosi anche ai lanci di razzi contro Eilat di lunedì scorso che secondo fonti israeliane ed egiziane sarebbero da attribuire a miliziani di Hamas sconfinati in Sinai. Una dura presa di posizione contro Beirut è arrivata ieri sera dal Dipartimento di stato americano, con il portavoce Philip Crowley che ha definito «deliberati e totalmente ingiustificati» gli spari dei soldati libanesi.