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In Italia gli specializzati restano un'eccezione

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2010 alle ore 08:03.

Una speciale carta soggiorno su cui sarà apposta la scritta "scientifique", per la Francia di Sarkozy. Dalla Germania invece è il ministro dell'Economia Rainer Bruederle che prende l'iniziativa. Lo slogan in Europa sembra: immigrati sì, ma di qualità. E in Italia?
Sul tema dell'immigrazione altamente qualificata si discute almeno dai tempi in cui Giuliano Amato era ministro dell'Interno. Nel 2001, in realtà, fu fatto un decreto nel quale era previsto l'ingresso di 3mila informatici indiani, ma non se ne seppe più nulla. E ancora oggi non c'è quella corsia davvero sprint a cui si è fatto spesso riferimento, in Italia e in Europa.

Le cifre sui nostri immigrati altamente qualificati restano bassissime. Questo, d'altra parte, riflette anche la nostra domanda d'immigrazione, che più che rivolgersi agli specializzati, in questi anni ha guardato soprattutto alla mano d'opera a basso costo. Basta vedere qualche ricerca sul settore per scoprire quanti immigrati specializzati, in Italia, si trovano a ricoprire lavori dequalificanti.
L'immigrazione altamente qualificata oggi in Italia si ferma a un migliaio di persone - spiega Giovanni Papperini presidente del Comitato italiano immigrazione altamente qualificata (Ciiaq). Ed è forse anche per questo che non suscita grande interesse. Ma se le cifre restano basse è anche perché le procedure frenano aziende, università, centri di ricerca. «Noi guardiamo - spiega Papperini – ai dirigenti, quel personale davvero altamente qualificato e specializzato, che viene chiamato dall'estero all'Italia per svolgere ruoli di gestione aziendale, di direzione, di alto valore professionale. Persone che devono restare un anno o due e poi via. Ma questo tipo di personale si trova in grandissima difficoltà per le lungaggini burocratiche».

Ma dirigenti, scienziati, ingegneri o ricercatori a parte, in realtà, in Italia, sotto la parola immigrati altamente qualificati c'è un mondo.
«Non c'è neppure una definizione univoca della qualifica alta, possiamo dire che gli infermieri sono altamente qualificati?», chiede Ugo Melchionda, Labour Migration Expert, dell'Oim.
E basta dare un occhiata all'articolo 27 del testo unico sull'immigrazione per scoprire che il contenitore e la lista è effettivamente varia.

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Tags Correlati: Comitato italiano immigrazione altamente qualificata | Finora | Giovanni Papperini | Italia | Labour Migration Expert | Ministero dell'Interno | Organizzazione mondiale migrazioni | Rainer Bruederle | Ugo Melchionda

 

Si tratta di lettori universitari; professori universitari destinati a svolgere in Italia un incarico accademico; traduttori e interpreti; persone che, autorizzate a soggiornare per motivi di formazione professionale, svolgono periodi temporanei di addestramento presso datori di lavoro italiani effettuando anche prestazioni che rientrano nell'ambito del lavoro subordinato; ma anche lavoratori occupati presso circhi o spettacoli viaggianti all'estero; personale artistico e tecnico per spettacoli lirici, teatrali, concertistici o di balletto; ballerini, artisti e musicisti da impiegare; giornalisti; sportivi professionisti e via dicendo.

Per tutti costoro, grazie a un programma di incontri bilaterali con le rappresentanze dei paesi esteri, voluto dall'allora ministro Amato, si è avviato un cammino che si è poi concretizzato con la messa appunto di un sistema informativo ad hoc.
Agli immigrati non servirebbe più aspettare i flussi stagionali. Dovrebbe bastare la richiesta dell'azienda, come specifica proprio l'articolo 27. Ma le disposizioni si applicano solo ai datori di lavoro che hanno sottoscritto con il ministero dell'Interno, sentito il ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali, un apposito protocollo di intesa, con cui i medesimi datori di lavoro garantiscono la capacità economica richiesta e l'osservanza delle prescrizioni del contratto collettivo di lavoro di categoria. E i problemi restano.

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