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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2010 alle ore 08:05.
ROMA.
Truffa aggravata. È l'ipotesi di reato per la quale la Procura di Roma indaga, al momento contro ignoti, sulla vicenda dell'appartamento di Montecarlo lasciato in eredità nel 1999 da una nobildonna romana ad Alleanza nazionale e ora in affitto al fratello della compagna del presidente della Camera, Gianfranco Fini. L'apertura dell'inchiesta, spiegano gli inquirenti, è un atto dovuto dopo la presentazione, il 30 luglio, di una denuncia da parte di due esponenti del partito La Destra di Francesco Storace: il consigliere regionale del Lazio Roberto Buonasorte e il consigliere comunale di Monterotondo, Marco Di Andrea. Le indagini sono affidate al procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani, che ha delegato alla Guardia di Finanza l'acquisizione dei documenti relativi al passaggio di proprietà dell'immobile e alle persone fisiche e giuridiche a vario titolo coinvolte. Ieri le Fiamme Gialle hanno prelevato parte della documentazione nella vecchia sede di An, in via della Scrofa a Roma. Il resto dovrà essere recuperato dal notaio monegasco che effettuò il rogito, attraverso una rogatoria internazionale. Nei prossimi giorni i protagonisti della vicenda saranno convocati come testi in Procura. Tra questi il deputato Donato Lamorte, segretario particolare di Fini, e il senatore Francesco Pontone, ex tesoriere di An che l'11 luglio 2008, nel Principato, firmò l'atto di cessione.
«Ben vengano le indagini su tutto ciò che concerne il patrimonio di An, anche se la denunzia proviene da avversari politici» ha commentato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che nei giorni scorsi aveva smentito gli articoli pubblicati sul Giornale secondo i quali l'appartamento sarebbe riconducibile a lui, querelando la testata. E a difesa del presidente della Camera si è schierato ieri anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini: «Non mi piace lo squadrismo intimidatorio nei suoi confronti. Una persona non è delinquente se fa una scelta oppure santa se ne fa un'altra».
La vicenda nasce il 12 giugno del 1999, quando la contessa Anna Maria Colleoni, dapprima seguace del Msi e poi di An, lascia tutti i suoi beni in eredità al partito, compresa la casa a Montecarlo. «Per continuare la buona battaglia» scrive nel testamento la nobildonna, discendente di Bartolomeo Colleoni, il celebre condottiero del 1400, e figlia del gerarca fascista Guardino Colleoni. Si arriva quindi all'estate del 2008, quando An, tramite Pontone, cede l'immobile alla Printemps Ltd, società offshore con sede ai Caraibi e capitale sociale di mille dollari. Trecentomila euro netti il prezzo pagato per l'appartamento dove oggi vive in affitto Giancarlo Tulliani, fratello minore di Elisabetta, compagna di Fini. Troppo pochi, secondo gli autori della denuncia, per un immobile composto da sala, due camere, cucina, bagno e balcone in Boulevard Princesse Charlotte 14, nel cuore del Principato. Nei giorni scorsi Giancarlo Tulliani ha precisato che l'appartamento è grande 45 metri quadri, ma il numero dei vani fa pensare ad una superficie maggiore e se si calcola che il prezzo di mercato si aggira almeno sui venticinquemila euro a metro quadro ecco che il valore effettivo oscillerebbe tra uno e due milioni di euro. Il deputato Donato Lamorte, che all'epoca vide l'immobile, ha giustificato il prezzo con le condizioni fatiscenti dell'appartamento. Della vicenda si occuperanno ora i magistrati. Che dovranno fare chiarezza su molte cose, dal prezzo pagato, ai numerosi passaggi di proprietà che dal 2008 hanno coinvolto l'appartamento (tutti vedono coinvolte società off-shore con sede ai Caraibi: Printemps, Jaman Directors Ltd, Timara), alla strana coincidenza che ad abitare nella casa sia il fratello della Tulliani. Ma la vicenda potrebbe avere risvolti anche in sede civile: un lontano nipote e erede della Colleoni sarebbe intenzionato a impugnare il testamento della zia.