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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2010 alle ore 08:02.
ROMA
Le elezioni anticipate non sembrano più essere la prima opzione di Silvio Berlusconi per risolvere il problema della "maggioranza variabile" nata dopo l'astensione dei finiani sulla mozione di sfiducia al sottosegretario Caliendo. Il premier è pronto a presentare a settembre in Parlamento un programma di governo in quattro punti, quattro priorità fondamentali (fisco, giustizia, federalismo e mezzogiorno), su cui chiedere la fiducia alle Camere. Se il governo avrà la maggioranza, andrà avanti. In caso contrario si andrà al più presto a votare, possibilmente entro novembre.
Rispetto ai bellicosi propositi iniziali, è subentrata una maggiore prudenza e non si esclude la possibilità di raggiungere un accordo con i parlamentari finiani di Futuro e libertà, che giudicano in modo positivo l'iniziativa di Berlusconi. Non una provocazione o una sfida, come poteva sembrare in un primo momento, ma un tentativo serio di rimettere in moto la legislatura su un piano di maggiore chiarezza. Anzi «di assoluta chiarezza», come spiega Peppino Calderisi (Pdl). Su ogni fronte programmatico verrà indicato dettagliatamente cosa si intende fare, in modo che non possano esserci equivoci. «A partire dalla giustizia», sottolinea Calderisi. È un terreno particolarmente insidioso, su cui si registrano forti contrasti con i finiani, in particolare sul processo breve, ma è qui che per l'esponente del Pdl si giocherà la partita. «Perché i provvedimenti sulla giustizia sono il presupposto per consentire a Berlusconi di governare e non venire impallinato da chi da 16 anni ne fa un uso politico».
I testi saranno preparati nelle prossime settimane. Giulio Tremonti sarà tra i più impegnati, dal momento che tre dei quattro punti, fisco, federalismo e mezzogiorno, dipendono dal ministro dell'Economia. Al lavoro sono chiamati anche Alfano, Quagliariello, Bonaiuti, Cicchitto, Ghedini e Calderoli. Quest'ultimo, in particolare, si è già mobilitato. «Ho contattato il ministro Ronchi per concordare un incontro con lui e con Fini per presentare i prossimi decreti sul federalismo fiscale. È lì che si vedrà se il governo può andare avanti o se sarà necessario ridare la parola agli elettori».