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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2010 alle ore 08:00.
NEW YORK - Centotrentunomila posti di lavoro in meno, senza contare quello di Christina Romer. La Casa Bianca incassa un altro dato negativo e saluta la presidente del Council of economic advisers. Romer è stata la portavoce della politica economica del presidente. «Impegni familiari», dice la motivazione ufficiale. Dal 3 settembre tornerà a insegnare a Berkeley, ma potrebbe essere nominata presidente della Federal Reserve di San Francisco. Al suo posto dovrebbe andare Austan Goolsbee, economista della scuola di Chicago che fa già parte del gruppo di consiglieri
Le elezioni di metà mandato si stanno avvicinando, la rotazione non è inusuale. La Romer aveva detto fin dall'inizio che il suo incarico sarebbe stato temporaneo. La tempistica, però, non sembra ben studiata. Il 30 luglio Obama ha perso Peter Orszag, il direttore dell'ufficio del budget della Casa Bianca. Ora perde Romer (e ieri il Senato ha rimandato alla Casa Bianca la nomina alla Fed dell'economista del Mit Peter Diamond). Orszag e Romer, con Lawrence Summers, erano il trio di geniali economisti con cui Obama pensava di evitare la depressione, guidare la ripresa e far volare l'occupazione. La depressione è stata evitata, i segnali di ripresa ci sono, ma i posti di lavoro continuano a diminuire. L'uscita di Orszag era prevista. Quella di Romer circolava solo nei corridoi di Washington. Il National Journal, autorevole gazzetta su tutto ciò che succede nei palazzi del potere, racconta di tensioni tra lei e Summers, il direttore del National Economic Council della Casa Bianca. Ex segretario al Tesoro con Clinton ed ex presidente di Harvard, Summers è dotato di una personalità dirompente, larger-than-life. Romer era delusa e scoraggiata. Sapeva di non avere un rapporto diretto col presidente, al di là del briefing quotidiano. Avrebbe voluto dargli consigli diversi da quelli che gli forniva Summers. Lei, ufficialmente, è la capo economista, ma non sembrava ricoprire davvero quel ruolo. The Promise, il libro su Obama scritto da Jonathan Alter, racconta uno scontro verbale tra i due, dopo che Summers aveva cercato di non farla partecipare a un incontro con Obama. «Non fare il prepotente», gli avrebbe risposto Romer.