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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2010 alle ore 12:56.
Mancano ancora quattro partite, alla fine del Tri Nations 2010, ma la Nuova Zelanda si è praticamente già aggiudicata la competizione. In teoria gli All Blacks potrebbero essere raggiunti in classifica dall'Australia (ed eventualmente scavalcati se gli "Wallabies" riuscissero anche ad arrivare in fondo con una differenza mete globale migliore degli avversari). In realtà, per gli uomini in nero la vittoria casalinga di oggi per 20-10 sui rivali è una garanzia. Con il piacevole corollario della Bledisloe Cup, il trofeo che ogni anno viene assegnato a chi prevale nella serie di incontri tra le due grandezze del Pacifico.
Gli uomini del ct Graham Henry hanno fatto il poker di vittorie nei quattro match disputati finora e quindi il loro dominio non si discute. Va detto, però, che la prova odierna è stata la meno convincente. Un successo arrivato in capo a una partita strana, avviata da un unico, entusiasmante fuoco di artificio durato un quarto d'ora e poi calata in ritmo e spettacolo, con un aumento speculare degli errori, favoriti comunque anche da difese di prim'ordine. Al 15' si era già sul 14-10 per gli All Blacks (che una settimana prima, in casa dell'Australia, si erano imposti 49-28); poi le segnature sono venute con il contagocce e nel secondo tempo gli unici tre punti si devono a un calcio piazzato di Carter quando ormai era trascorsa più di mezz'ora.
I neozelandesi hanno perso brillantezza, mostrando una certa preoccupazione. Gli australiani sono cresciuti, hanno acquisito fiducia in se stessi, ma al momento decisivo è sempre mancato qualcosa per ottenere quei punti che potevano cambiare a sorpresa l'esito dell'incontro.
Negli occhi rimangono le tre mete dell'avvio. In particolare la prima, giunta al termine di minuti e minuti senza tregua, con gli All Blacks pronti a giocare rapidamente un paio di rimesse laterali pur di non fare calare l'intensità del confronto, anche a livello di impatto fisico, e trovare prima o poi il varco in una difesa esausta: il colpo di grazia arrivava grazie a un'accelerazione in verticale di Donnelly, sostenuto da Smith, Mealamu e Rokocoko fino allo sprint vincente di Muliaina lungo l'out sinistro. Sulla stessa fascia andrà poi a segnare anche Smith, ma tra la prima e la seconda meta neozelandese c'era stato l'exploit degli ospiti, con un'ottima gestione del pallone rubato a Carter, seguita dai 50 metri abbondanti di affondo solitario in velocità dell'estremo Beale.