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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2010 alle ore 08:05.
I margini d'azione ci sono, eccome. A Potenza e Catanzaro, dove il 60% degli affitti è in nero, il sindaco ha in mano la leva per raddoppiare il gettito dei nuovi tributi comunali. A Roma e Milano, dove pure il tasso di irregolarità non arriva al 50%, il fisco locale potrebbe arricchirsi di circa 400 milioni di euro. A patto, naturalmente, di dare la caccia agli evasori, e tassare gli affitti sommersi con la cedolare secca al 20 per cento.
Racchiuso in queste cifre c'è uno dei pilastri del federalismo fiscale.
Che pone le amministrazioni locali in prima linea nel contrasto all'evasione immobiliare, creando un incentivo diretto a stanare i furbetti del mattone.
L'analisi dei capoluoghi delle regioni a statuto ordinario – realizzata dal Sole 24 Ore e rappresentata nel grafico a destra – riporta per ogni città la percentuale di affitti in nero e la stima del vantaggio legato alla loro regolarizzazione.
Tutto dipende, naturalmente, dalla situazione iniziale. Ad esempio, a Potenza, con l'adozione del nuovo fisco locale il comune incasserà 890mila euro dal l'imposta municipale propria (Imp) sulle compravendite, 630mila dall'Imp sul possesso di seconde case e 1,2 milioni dalla cedolare secca sugli affitti già dichiarati. Il totale è 2,7 milioni, e potrebbe aumentare di 2,4 milioni (l'88%) con con l'emersione di tutti gli affitti in nero.
Dove le irregolarità sono meno diffuse, invece, il margine si assottiglia. A Bologna, caso-limite tra i capoluoghi di regione, l'emersione varrebbe meno dell'1% del gettito. Ma, naturalmente, bisogna ragionare anche in termini di valore assoluto: l'applicazione estensiva della cedolare a Milano e Napoli frutterebbe un centinaio di milioni di euro, pari al 32 e al 64% del gettito di partenza. Mentre a Roma si avrebbe la cifra più elevata: 272 milioni, il 45% degli introiti base. Una piccola miniera di risorse, che le amministrazioni locali potranno coltivare anche grazie all'aiuto degli inquilini, perché il meccanismo introdotto nella bozza di decreto sul federalismo crea un fortissimo contrasto d'interessi tra proprietari e affittuari (si veda l'articolo in basso).
Fin qui le cifre. L'applicazione concreta, però, sarà inevitabilmente complicata. Finché il federalismo fiscale non sarà operativo, l'Irpef recuperata con l'emersione degli affitti confluirà nel Fondo sperimentale di riequilibrio, e da lì sarà distribuita ai comuni. Per convincere i sindaci meno previdenti ad attivarsi fin da subito, la disciplina del Fondo – che sarà contenuta in un decreto ministeriale previo accordo in Conferenza Stato-Città – potrebbe allora prevedere una qualche forma di premialità per le città più efficaci nella lotta agli evasori.