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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2010 alle ore 08:02.
Una gigantesca isola di ghiaccio che va alla deriva. Una capitale assediata dal fumo degli incendi, in seguito a una siccità senza precedenti. Piogge torrenziali, alluvioni catastrofiche.
Sembrano le previsioni che i climatologi fanno per la metà di questo secolo, negli scenari sulle future concentrazioni di anidride carbonica e i loro effetti sugli equilibri atmosferici del pianeta. E invece i 258 chilometri quadrati di ghiaccio che hanno lasciato la Groenlandia, il fumo che soffoca di Mosca e le piogge che hanno inondato il Pakistan (ma anche le frane in Cina, il caldo record dalla Finlandia al Kuwait, le tempeste in Europa Centrale) sono fatti di oggi, avvenuti perdipiù in contemporanea. È dunque colpa del cambiamento climatico? È la prova del nove di un terribile sospetto?
In giro non c'è uno scienziato che sia pronto a giurare di sì. «È troppo presto per dire che in tutto questo ci sia l'impronta umana», ha detto Omar Baddour della World Meteorological Organization di Ginevra alla Reuters. «Avremo sempre dei fenomeni estremi. Anche se c'è l'impressione che il climate change li stia esacerbando». «In compenso abbiamo assistito ad almeno quattro fenomeni estremi in poche settimane – commenta Friedrich-Wilhelm Gerstengarbe, uno scienziato del Potsdam Institute for Climate Impact Research – e questo è molto raro».
È un po' come se, dopo il Climategate – il sospetto di fabbricazioni nei rapporti scientifici sul clima, recentemente dissipato da una serie di report indipendenti – la comunità scientifica si fosse fatta più attenta, prima di pronunciare parole che rischiano di essere smentite o strumentalizzate. Però su alcuni fatti c'è poco da discutere: nel primo semestre di quest'anno la temperatura media del pianeta (16,2 gradi centigradi) è stata la più elevata nella storia delle rilevazioni climatiche.
«È possibile dire che, con l'aumento della temperatura media, sale anche la possibilità di ondate di caldo in tutto il globo», risponde con prudenza Peter Stott del Met Office britannico. «Nel caso di quel che sta accadendo in Russia però, bisogna essere cauti: questa siccità è associata a un'anomalia nella circolazione dei venti. Detto questo, a livello mondiale c'è una chiara tendenza a temperature sempre più estreme, per colpa della crescente concentrazione di anidride carbonica».