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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2010 alle ore 08:20.
L'ultima modifica è del 10 agosto 2010 alle ore 09:01.
È davvero un brutto Ferragosto per la Repubblica italiana, un pantano tra politica e propaganda che alla fine ci lascerà tutti più logori e più sporchi. Tutti: e chiunque si illuda di ricavarne, o magari davvero ne ricavi nel solleone, un effimero vantaggio estivo, presto si troverà a pagare il dazio comune del logoramento e della sporcizia.
Della vicenda del presidente della Camera Gianfranco Fini, e della casa ex patrimonio di An a Montecarlo finita al suo giovane cognato, i lettori sanno. È vicenda opaca e quanto prima il presidente Fini se ne libererà tanto meglio, e se ha da prendere a calci nel sedere qualcuno del suo ambiente, anche se familiare, lo faccia e in fretta.
Di vicende simili, purtroppo, la nostra politica è ricolma, da troppi anni ormai priva di senso del limite, in un brodo acido di clientele, affari, cricche, finanza, transazioni, camarille e favoritismi che affliggono la cosa pubblica e arricchiscono un nuovo ceto di mediocri affaristi, ormai ubiqui.
Accanto alle notizie sulla vicenda di Montecarlo va anche però narrato il contesto in cui la campagna contro Fini va dispiegandosi: nostro dovere è sempre dare i fatti, il loro contesto e le loro radici, il resto è propaganda, di questa parte oggi, di quell'altra domani, sempre propaganda fracassona. Quando il premier Silvio Berlusconi, un anno fa, venne fatto bersaglio di una campagna dove ogni vicenda, sia pur scarsamente rilevante, veniva ingigantita ad anatema, questo giornale fu tra i pochissimi che chiese il ritorno all'equilibrio. E venne infatti accusato e criticato senza ragione. Chi, ad esempio, si chiedesse oggi che cosa è rimasto dello "scandalo" Noemi Letizia, quali accuse serie ne sono davvero scaturite, a che cosa di determinante ha portato quel safari mediatico, si troverebbe con in mano poco o nulla: e infatti nessuno più ne parla. Analogo test potremmo citare su Gianni Letta, trascinato nelle torbide vicende primaverili da "amici" e nemici, senza che nessuno - o quasi - invocasse per lui un filo di garantismo.
È giusto e opportuno che i leader, tutti i leader, provino a mantenere morale e comportamento i più rigorosi possibili, se non vogliono peggiorare il già pessimo credito che la politica ha nel paese.