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Il piccolo miracolo del North Dakota

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2010 alle ore 08:03.


BISMARCK. Dal nostro inviato
La capitale si chiama Bismarck, il governatore Hoeven e il numero uno della banca centrale Hardmeyer. Benvenuti nel Land del North Dakota! Nell'America della disoccupazione e dei conti in rosso, lo stato fondato alla fine dell'800 dagli emigrati tedeschi (e scandinavi) è riuscito con un mix di frugalità contadina, spirito pionieristico e fortuna a sfuggire alla recessione con una performance economica da primato: tasso di disoccupazione al 3,3% (il più basso degli Usa), bilancio in surplus per 340 milioni di dollari (pochissimi altri stati possono vantarlo), nessun segno di crisi immobiliare. Uno stato che ha un governatore repubblicano e tasse bassissime, ma al tempo stesso conserva ancora la proprietà pubblica di una grande banca e un impianto di lavorazione dei cereali fondati entrambi cent'anni fa dal movimento socialista della "Nonpartisan league" per ribellarsi ai finanzieri di Wall Street e agli industriali di Minneapolis. Uno stato dove la prudenza contadina è stata un fattore decisivo - insieme al recente boom del petrolio - nello sfuggire alla recessione.
Fino a dieci anni fa il North Dakota ha vissuto di agricoltura. Immaginate centinaia di chilometri di pianura piatta o con dolci ondulazioni, coltivata a perdita d'occhio a grano, avena e ogni tipo di cereale... Chi non faceva il contadino vendeva macchine per l'agricoltura. E i figli che non volevano fare il mestiere dei padri, emigravano. «Io sono cresciuto a Mott - racconta Eric Hardmeyer, presidente della Bank of North Dakota – nel nord ovest. Mio padre vendeva macchinari agricoli; ha ceduto il negozio nel 1985. A quell'epoca erano in tre a fare il suo lavoro a Mott, ora ne è rimasto uno solo». L'emorragia di abitanti è proseguita dagli anni 30 fino alla fine del ventesimo secolo.
Poi, improvvisamente, è arrivato il petrolio. O meglio, il petrolio sotto i campi di grano c'è sempre stato, e aveva già innescato due mini-boom economici negli anni 50 e 80. Ma le tecniche di estrazione scoperte negli ultimi anni, in particolare la trivellazione in orizzontale, hanno catapultato la produzione del North Dakota al quarto posto negli Usa dopo Texas, Alaska e California (80 milioni di barili estratti nel 2009).

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Tags Correlati: Bank of North Dakota | Cohen | Eric Hardmeyer | Jeff Zaleski | John Hoeven | Mercato del lavoro | Microsoft | Nonpartisan | Shane Goettle | Stati Uniti d'America | Wall Street

 

A nord-ovest di Bismarck praticamente in ogni campo di grano e di soia c'è una torre di trivellazione o un pozzo già in funzione. La strada statale 22 che da Dickinson, nell'ovest, porta a nord verso il Canada, è più affollata di qualsiasi strada del North Dakota: dai pick-up della Halliburton ai Tir che portano container e provviste.
Certo, tutto va visto in prospettiva: in uno stato che ha 650mila abitanti anche l'afflusso di qualche centinaio di persone può avere un grande impatto. Ma l'arrivo del personale impegnato nelle trivellazioni ha messo a dura prova la capacità di accoglienza della regione. Molti degli operai dormono in container o caravan. Alcuni, per lo più i tecnici specializzati, stanno qualche mese con stipendi degni di una piattaforma petrolifera e poi tornano a casa. Altri rimangono e lasciano dei vuoti alle spalle. «Un paio di settimane fa un nostro reporter sportivo se ne è andato a ovest perché ha detto che avrebbe guadagnato molti più soldi...», racconta Jeff Zaleski, editorialista del Forum di Fargo, la città più popolosa dello stato. E anche a Bismarck – la capitale è una tranquilla città di 60mila abitanti sulle rive del Missouri – tutti i fast food e i supermercati espongono il cartello "cerchiamo personale".
«Abbiamo bisogno di più gente» sintetizza Shane Goettle, responsabile del Commercio nell'amministrazione statale. Fargo ospita più di 20mila studenti in tre università, oltre a un polo di industria e servizi che comprende il maggior campus della Microsoft fuori da Seattle. E grazie alla piena occupazione, l'intero North Dakota sta attraendo immigrati dal resto degli Stati Uniti: «Da stati vicini e in crisi, come Minnesota e Michigan – spiega Goettle – ma anche da California o Florida». Un compito non facile, visto che la temperatura può scendere in inverno fino a meno trenta. Ricordate il film Fargo dei fratelli Cohen? Tutti qui puntualizzano che la storia si svolge in realtà in Minnesota; ma le tormente di neve sono le stesse...
Il boom ha anche effetti collaterali positivi sulle tasche dei cittadini: le tasse sull'attività petrolifera, per ora circa 500 milioni l'anno, hanno permesso al governatore John Hoeven di ridurre le altre imposte sulla proprietà di 580 milioni nel budget 2009, aumentando al tempo stesso gli investimenti nell'istruzione - un miracolo agli occhi di qualsiasi altro americano alle prese con i tagli alla spesa pubblica. Basta passare il ponte sul Red River e andare a Moorhead: la città gemella di Fargo è in Minnesota e paga quindi le maggiori difficoltà economiche dello stato confinante, soprattutto il deficit di bilancio che costringe le comunità locali a tagliare i servizi. Anche solo lo stato di manutenzione delle strade è ben diverso, e mentre Fargo assume insegnanti, Moorhead li licenzia.
Poiché i ricavi petroliferi aumentano a vista d'occhio, si è posta al governo del North Dakota la necessità di decidere cosa farne. Le tasse sono già a livelli minimi e la costituzione del North Dakota, a differenza di quella dell'Alaska, impedisce di restituire direttamente i fondi ai cittadini. Così è stato costituito un fondo, alimentato con il 30% dei proventi del petrolio, per far fronte in futuro agli anni delle vacche magre che - come i primi pionieri appresero rapidamente - seguono inevitabilmente quelli di prosperità. Un fondo non molto diverso da quello costituito in Norvegia per gestire i proventi del greggio nel Mare del Nord. A novembre gli elettori saranno chiamati a decidere con un referendum se trasformare il fondo in un legacy fund, un fondo vincolato che non potrà essere utilizzato fino al 2017 e anche in quel caso potrà esserlo solo con una maggioranza dei due terzi, sottraendolo ai capricci della politica.
Nel campo della politica il North Dakota continua a seguire una strada tutta sua: ha un governatore repubblicano e alle elezioni del 2008 ha votato McCain contro Obama, ma l'intera delegazione al Congresso di Washington (due senatori e un deputato) è democratica. Come mai? La risposta di Zaleski è disarmante: «Mandiamo a Washington tre democratici per far arrivare qui la maggior quantità possibile di soldi altrui; ma eleggiamo un governatore repubblicano perché spenda il meno possibile dei nostri».
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I FRUTTI DELL'ORO NERO

EX AGRICOLTORI
Fino a dieci anni fa in North Dakota il business principale era l'agricoltura. Chi non coltivava i campi di grano vendeva macchine agricole, come il padre di Eric Hardmeyer (nella foto), presidente della Bank of North Dakota. Con l'estrazione del petrolio lo stato continua a creare posti di lavoro proprio mentre altrove, negli Stati Uniti, la disoccupazione si è impennata in seguito alla crisi economico-finanziaria
IN CONTROTENDENZA
Oggi il tasso di disoccupazione è del solo 3,3%, il più basso di tutti gli Stati Uniti, e tra giugno 2009 e giugno 2010 in North Dakota i posti di lavoro sono cresciuti del 2%, una delle migliori performance di tutto il paese

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