Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2010 alle ore 09:05.
NEW DELHI - Sono ancora una sessantina i turisti italiani intrappolati nella regione himalayana del Ladakh dove una settimana fa un violentissimo nubifragio ha fatto 185 vittime e 400 dispersi. La maggioranza di loro ha già raggiunto le città di Leh e Manali, da dove sono operativi due ponti aerei con New Delhi, grazie alle operazioni di soccorso dell'aeronautica militare indiana che nelle ultime ore ha recuperato 35 turisti stranieri tra cui due bambini.
Nonostante le ricerche proseguite anche ieri il corpo di Riccardo Pitton, il 23enne travolto giovedì scorso da un fiume di fango durante un trekking con due amici, non è ancora stato trovato. Mentre sono circa una quarantina i turisti italiani con in quali non è ancora stato possibile stabilire un contatto, anche se, secondo fonti diplomatiche, si dovrebbe trattare di persone che hanno lasciato la regione con i propri mezzi senza entrare in contatto con le autorità.
Continua a essere drammatica la situazione in Pakistan, dove le Nazioni Unite ieri hanno lanciato un appello per raccogliere 469 milioni di dollari di aiuti con l'obiettivo di prevenire una seconda ondata di decessi tra i feriti e gli sfollati. Le piogge, abbattutesi prima sul nord ovest del paese e quindi sulle pianure del Sindh e del Punjab, hanno causato la morte di almeno 1.600 persone, colpendo circa 14 milioni di pakistani di cui 2 milioni sono rimasti senza un tetto. Secondo il Fondo monetario internazionale, le conseguenze sull'economia, saranno pesanti e il governo ha già annunciato che quest'anno il paese non sarà in grado di raggiungere il suo obiettivo di crescita del Pil del 4,5 per cento. Un dato che, assieme all'impennata dei prezzi di alcuni prodotti alimentari di prima necessità, non fa ben sperare per le condizioni di vita di decine di milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà.
Le conseguenze della spaventosa ondata di maltempo abbattutasi sull'Asia sono state devastanti anche in Cina dove il numero delle vittime provocate dall'alluvione nella provincia di Gansu è salito a 1.117 e le speranze di trovare in vita i 627 dispersi sono ormai pressoché nulle. Legittime quindi le preoccupazioni delle autorità per una seconda ondata di piogge in arrivo nella regione.