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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2010 alle ore 18:43.
Un foglio nero infilato in una cartellina di plastica, questo era il segnale. Il simbolo scelto dall'opposizione moscovita per gridare la propria rabbia. "Non spaventatevi", avevano invitato gli organizzatori di una manifestazione di protesta davanti al palazzo del Comune di Mosca. Più che a Vladimir Putin e Dmitrij Medvedev, occupati a tempo pieno a limitare l'impatto dell'estate di fuoco sulla propria popolarità, i moscoviti chiedono conto di quanto è successo – l'impreparazione del Comune e i tentativi di insabbiare il numero delle vittime - al sindaco della città, Jurij Luzhkov, tornato dalle ferie quando ormai Mosca soffocava da giorni.
"Le autorità cittadine – aveva detto uno dei leader della protesta, Serghej Udalzov, prima di essere arrestato dagli Omon, le forze speciali – conoscendo benissimo le previsioni del tempo sfavorevoli avrebbero dovuto organizzare una campagna di informazione per la gente, e dei punti di accoglienza nei centri sportivi, i teatri e le sale da concerto, perché chiunque potesse avere un po' di tregua dalla canicola". Eppure, malgrado l'intera città abbia pagato un prezzo altissimo nell'afa e nello smog, pochi hanno trovato la voglia di unirsi all'appello, in una città dove l'aria sembra tornata pulita ma dove il caldo non si è ancora arreso.
Così li hanno fermati rapidamente, 13 persone, prima ancora che iniziasse la loro "Giornata dell'ira" per chiedere le dimissioni di Luzhkov. Il quale naviga peraltro in cattive acque già per conto suo, con il Cremlino che nei giorni scorsi ha commentato severamente quel rientro poco tempestivo. Contro Luzhkov ora è anche Boris Gromov, governatore della regione di Mosca, attaccato dal sindaco come responsabile della ricaduta degli incendi sulla città.
Per Putin e Medvedev, un fronte pericoloso che non si spegnerà insieme alle fiamme è quello dei prezzi. In città si sono già registrati rincari nel pane, latte, farina. La situazione non potrà che peggiorare, man mano che la siccità tradurrà in cifre queste lunghe settimane di inferno. Ieri Medvedev ha messo le mani avanti, avvertendo gli speculatori. Ha detto però che il raccolto sarà inferiore di un quarto a quello dello scorso anno, e che questo significa la bancarotta per molti agricoltori. Si teme inoltre che la pioggia arrivi troppo tardi per la semina di fine agosto: ci vorrebbero precipitazioni intensissime per preparare il terreno a quella che è la semina più importante dell'anno.