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A Londra lo stato è in ritirata

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2010 alle ore 08:00.

LONDRA - Quest'estate avrebbe dovuto essere un periodo di grandi lavori nelle scuole britanniche. Approfittando della chiusura estiva, gli operai avrebbero preso il posto degli alunni mettendosi all'opera per ristrutturare o ampliare le scuole medie e i licei del regno. Tutto tace, invece. Con un colpo di penna, il ministro dell'Istruzione conservatore Michael Gove ha eliminato uno dei progetti più ambiziosi dell'era laburista: Building Schools for the Future, uno stanziamento da 55 miliardi di sterline (oltre 66 miliardi di euro) per migliorare tutte le scuole secondarie in Gran Bretagna e per costruirne di nuove.

Secondo Gove era un tipico esempio di folle e faraonico progetto laburista, in ritardo cronico sui tempi previsti, afflitto da inefficienze e intoppi burocratici. Il taglio ai progetti per oltre 700 scuole (per altre 700 la decisione è stata rinviata) è stato repentino, ma la reazione contraria è stata altrettanto immediata da parte di tutte le parti coinvolte, dalle associazioni degli insegnanti a quelle dei genitori, dagli enti locali che avevano firmato le commesse alle società edilizie che avevano ottenuto i contratti e in alcuni casi già iniziato i lavori. Il governo è stato accusato di colpire i più deboli, di non investire sul futuro, di danneggiare le imprese, di andare contro i suoi stessi principi minando la coesione sociale delle comunità locali e così via. Centinaia di studenti sgomenti e di presidi furibondi hanno marciato su Westminster. Alcuni enti locali hanno deciso di fare causa a Gove, l'associazione degli imprenditori edili ha detto che la decisione del governo rischia di mettere definitivamente in ginocchio un settore già duramente colpito dalla crisi.
È solo un esempio dei molti e radicali tagli alle spese decisi dal governo britannico, e una dimostrazione della sfida che il premier David Cameron sta affrontando e delle difficoltà che deve superare. In questo caso, e in molti altri ancora da venire, il leader Tory sta scoprendo che il decisionismo ha un prezzo. In meno di cento giorni al potere il governo si è dato molto da fare, come spinto da una frenesia di agire dopo 13 anni di frustrante opposizione. Cameron ha scelto di non navigare a vista ma di realizzare in tempi brevi un progetto audace. È troppo presto per sapere se il timoniere Tory ha scelto il percorso giusto, ma è certo che oltre a tracciare la rotta ha anche già dato una vigorosa sterzata al traballante barcone britannico.

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Tags Correlati: Comitato Esecutivo | David Cameron | George Osborne | Governo | Londra | Michael Gove | Partito Conservatore inglese

 

Gli obiettivi principali del governo Cameron si possono sintetizzare in due verbi: tagliare e decentralizzare. L'ambizione di limitare la spesa pubblica per ridurre il deficit record era stata annunciata in campagna elettorale, ma il premier e il suo cancelliere dello Scacchiere George Osborne hanno tagliato con più rapidità e più in profondità del previsto. Secondo la tabella di marcia, il deficit record dell'11% del Pil del 2009 verrà ridotto al 2,1% all'inizio del 2015. I tagli già dichiarati nel budget di giugno, e ancor più quelli che verranno annunciati nella Spending Review di ottobre, saranno i più profondi dalla Seconda guerra mondiale, secondo i calcoli dell'autorevole Institute for Fiscal Studies. Scegliendo di tagliare molto e subito, Londra ha fatto una netta scelta di campo, ignorando i moniti dell'opposizione, di molti economisti e anche di diversi deputati conservatori sui rischi di soffocare la debole ripresa e condannare la Gran Bretagna a una doppia recessione. La spinta per i forti tagli alla spesa pubblica è pratica - la necessità di non seguire l'esempio della Grecia e la volontà di tutelare la credibilità e il rating di Londra - ma ha forti radici ideologiche, così come la scelta di evitare il più possibile aumenti delle tasse.

L'altra grande priorità, la decentralizzazione, viene spiegata con ragioni altrettanto pratiche ma ha anch'essa una forte componente ideologica. Lo stato britannico è cresciuto a dismisura negli anni laburisti: la spesa pubblica è lievitata fino a rappresentare il 51% del Pil, mentre la crescita dell'occupazione è stata dovuta in gran parte al boom di assunzioni da parte di ministeri ed enti locali. Ora il governo ha avviato un massiccio trasferimento di poteri e responsabilità dal centro alla base. L'imperativo di ridurre la spesa pubblica si sposa bene con il tradizionale obiettivo Tory di limitare il potere dello stato e dare maggiore indipendenza e autonomia decisionale a enti locali e ai cittadini.
Tradurre il sogno in realtà non sarà facile, come la polemica sulle scuole dimostra. Dopo cento giorni di grandi fatiche, questo weekend Cameron partirà per le vacanze estive, che saranno rigorosamente inglesi, in linea sia con il tradizionale patriottismo Tory che con la nuova esigenza di frugalità. Nessuno, sostenitore o nemico, può negare che il premier britannico si sia meritato un periodo di relax. Il ritorno al lavoro si prospetta irto di difficoltà.

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