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Montezemolo: Berlusconi delude

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2010 alle ore 08:05.

ROMA - Dopo l'invito a riportare il confronto sul piano politico dei senatori finiani e la disponibilità mostrata da Silvio Berlusconi, l'atmosfera nella maggioranza sembra un po' più respirabile. A tenere alto il dibattito politico agostano ci ha pensato, così, la fondazione Italiafutura, lanciata un anno fa da Luca Cordero di Montezemolo, con un lungo editoriale apparso ieri mattina sul suo sito.

Due i punti principali di quello che si avvicina molto a "un manifesto politico": in primo luogo la necessità di ricompattare la maggioranza ed evitare il voto anticipato, che non risolverebbe nulla; quindi un giudizio netto sui risultati deludenti di Berlusconi, che vince solo per mancanza di concorrenza. Tutte chiacchiere, replicano i fedelissimi del premier, Montezemolo si sporchi le mani scendendo in politica. E su quali conseguenze potrebbero derivare da «un vuoto politico e un durissimo scontro elettorale» s'interroga anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitiano, in un'intervista all'Unità. Quello che occorre, dice Napolitano, è «rafforzare e consolidare i segni di ripresa».
Il ritorno anticipato alle urne, scrive Italiafutura, sarebbe «una sconfitta per il paese e per la classe politica che lo ha governato, oltre che un atto di grave irresponsabilità». In sostanza, Montezemolo sollecita Berlusconi, Fini e Bossi a «chiudere uno scontro istituzionale che non è degno di un paese civile» e a «ricompattare la maggioranza sulla base di un programma anche minimo di riforme essenziali per i cittadini».

Il giudizio della fondazione guidata da Andrea Romano sulla seconda repubblica e sui suoi protagonisti è duro: il bilancio è «fallimentare». Se Berlusconi ha deluso, Italiafutura non vede alternative nell'altro campo, e parla senza mezzi termini di «elezioni vinte per difetto di concorrenza». Al premier sono riconosciuti «motivi legittimi di lagnanza». Ma un leader dovrebbe «saper gestire gli alleati (anche quelli riottosi), rispettare le istituzioni (o altrimenti riformarle) e contribuire a tenere il livello dello scontro politico entro limiti accettabili». A conti fatti, conclude l'editoriale, «un leader si misura sulla base dei risultati e questi, nel giudizio dei cittadini, sono deludenti».

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Tags Correlati: Fabrizio Cicchitto | Fiat | Giorgio Napolitiano | Governo | Ignazio La Russa | Italiafutura | Italo Bocchino | Luca Cordero di Montezemolo | Pd | PDL | Sandro Bondi | Silvio Berlusconi

 

Mentre dai finiani arrivano aperture sulla possibilità di intese in caso di crisi, rilanciate anche dal Pd, le repliche degli uomini del Pdl sono gelide. Sandro Bondi invita Montezemolo a mettere da parte i tentennamenti e a fare una scelta politica chiara visto anche che «le idee e neppure i mezzi gli mancano per dimostrare ciò che è capace di fare per il bene del nostro paese». Sullo stesso tono la risposta di Maurizio Gasparri («avrà tempo e modo per misurarsi e capirà che è più facile parlare che raccogliere consensi») e di Ignazio La Russa, che ironizza: «Forse quando parla di assenza di concorrenza si riferisce alla Fiat».
Più pacate sembrano le reazioni dello stesso Berlusconi, per nulla sorpreso dal timing scelto da Montezemolo per riaffacciarsi sulla scena politica. Il premier lo ha sempre considerato tra i "giocatori" della partita sul dopo-Berlusconi. A suo giudizio, però, l'ex presidente della Fiat ancora una volta avrebbe lanciato il sasso per poi nascondere la mano. «Mi sta anche simpatico ma voglio vedere se avrà davvero il coraggio di presentarsi davanti agli elettori», avrebbe detto Berlusconi.

Il presidente del Consiglio per ora ha comunque ben altro cui pensare. A cominciare dal tentativo di riportare all'ovile i "ribelli" finiani, a cui ha teso una mano con l'appello all'unità per evitare «scelte dolorose», quali il ritorno alle urne. Ieri, dopo giorni di scontri al calor bianco, per la prima volta non si è assistito a delegittimazioni e violenti attacchi reciproci. Da entrambe le parti si è posto l'accento sulla necessità di verificare i margini per un confronto costruttivo. Sul tavolo i problemi, però, restano. Il banco di prova per testare la tenuta della maggioranza rimane sempre il mese di settembre. Dopo la disponibilitrà mostrata dal Cavaliere, per gli esponenti del Pdl, tocca ora ai finiani dimostrare di volere recuperare un minimo di intesa. L'auspicio di Fabrizio Cicchitto è che ci sia «un appoggio sincero e convinto al governo da parte di tutti coloro che si definiscono maggioranza». La Russa si mostra comunque prudente e, pur apprezzando le parole dei senatori finiani, avverte: «Alle parole devono seguire i fatti. E i fatti sono i comportamenti parlamentari».

La strategia messa in campo dal Pdl appare chiara: riaprire il dialogo con una parte dei finiani e isolare i più oltranzisti, per mettere in evidenza le divisioni interne al gruppo. Questo spiega l'apprezzamento e il giudizio positivo, a partire dallo stesso Berlusconi, per i toni usati dai senatori di Futuro e libertà. Ma anche la linea dura verso gli «irresponsabili» che continuano ad attaccare il governo e la propria maggioranza. Unità o rottura, ribadisce il Pdl, sostenuto da Umberto Bossi, che vede solo nel ritorno alle urne l'alternativa alla crisi. La possibilità che il gruppo di Futuro e libertà si possa dividere è esclusa da Italo Bocchino, disponibile al confronto a patto che sia messa la parola fine «alla campagna contro Fini e alla richiesta di sue dimissioni».
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