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Questo articolo è stato pubblicato il 15 agosto 2010 alle ore 08:01.
NEW YORK. Dal nostro inviato
Barack Obama, venerdì sera, ha difeso in modo convinto e appassionato il controverso progetto di costruire a soli due isolati da Ground Zero la Cordoba House, un centro culturale islamico da 100 milioni di dollari di quindici piani, con annesse moschea, auditorium e luogo di raccoglimento sulla tragedia dell'11 settembre. «Questa è l'America», ha detto il presidente degli Stati Uniti. «Il nostro impegno a favore della libertà religiosa deve essere incrollabile.
Il principio che le persone di tutte le fedi religiose sono benvenute in questo paese, e che non saranno trattate diversamente dallo stato, è essenziale per determinare chi siamo». Per settimane, Obama ha evitato di intervenire su una questione liquidata come «locale» dal suo portavoce. Ma dopo le polemiche tra il sindaco e il governatore democratici di New York, uno a favore e uno contrario, Obama ha scelto la consueta cena ufficiale alla Casa Bianca organizzata in occasione del Ramadan per dire la sua. Il sindaco Mike Bloomberg era stato fin qui l'esponente pubblico più esposto a favore del progetto. I leader liberal della città, invece, hanno preferito restare dietro le quinte. «Suonerebbe falso alla parte migliore di noi stessi e alla nostra identità di newyorchesi e americani se dicessimo di no a una moschea a Manhattan», ha detto Bloomberg. Il governatore David Paterson ha provato a proporre un sito alternativo, ma Bloomberg gli ha detto brutalmente di farsi gli affari suoi. Anche l'Anti Defamation League ha proposto di costruirlo altrove. «Libertà religiosa - ha detto il rabbino Meyer May del centro Simon Wiesenthal - non vuol dire essere irrispettosi o idioti. La religione dovrebbe essere una cosa bella, perché si vuole creare dolore in suo nome?». In città ci sono già cento moschee, ha detto Rick Lazio, il candidato repubblicano a governatore di New York, questa non è una questione religiosa, ma di sicurezza.
Il dibattito si è accesso sui giornali e nei talk show. Editorialisti e politici si sono divisi, con la destra contraria e la sinistra favorevole, ma con qualche eccezione. Tra i favorevoli al progetto di moschea a Ground Zero c'è l'ex speech writer evangelico di George W. Bush, Michael Gerson, oggi opinionista del Washington Post. Tra i contrari il saggista super laico Sam Harris, autore di "The End of Faith". Forse è una questione religiosa.