Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 16 agosto 2010 alle ore 15:56.
I talebani si sono dichiarati pronti a cooperare con le forze internazionali per condurre un'inchiesta sulle perdite civili in Afghanistan, pochi giorni dopo essere stati accusati dall'Onu di esserne i maggiori responsabili.
Il comando dei talebani ha proposto la formazione di una "commissione, composta dai rappresentanti speciali della Conferenza islamica e delle agenzie dell'Onu per i diritti dell'uomo, e dai rappresentanti delle forze della Nato e dell'emirato islamico d'Afghanistan".
La commissione avrebbe la missione di "condurre delle inchieste sulle perditi civili nel Paese" e avrebbe accesso anche alle zone controllate dai talebani.
L'Ong afgana di difesa dei diritti dell'uomo, Afghanistan Rights Monitor (Arm), ha lodato l'iniziativa, invitando governo afgano e Nazioni Unite ad accettare la proposta, chiedendo però ai talebani di "fornire reali garanzie per la sicurezza dei membri della commissione".
Martedì scorso, l'Onu ha pubblicato un rapporto che denuncia la morte di più di 1.200 civili nel primo semestre del 2010, con un amento del 25% rispetto allo stesso periodo del 2009. Secondo le Nazioni Unite, i talebani sono responsabili di tre quarti delle azioni che causano vittime civili.
Il numero totale dei soldati stranieri uccisi nella guerra in Afghanistan ha superato la soglia simbolica dei 2.000, secondo l'ultimo bilancio pubblicato oggi sul sito specializzato indipendente icasualties.org. Di questi 27 sono italiani.
In totale, dall'inizio della guerra, nel 2001, sono caduti 2.002 soldati della forza internazionale dispiegata in Afghanistan. Secondo il sito dall'inizio del 2010 sono morti 434 soldati, mentre nel 2009 i caduti sono stati 521.
Intanto ieri il generale David Petraeus, comandante delle forze statunitensi e internazionali in Afghanistan, in una intervista alla emittente Nbc ha detto che un ritiro delle forze Usa nel 2011 potrebbe essere prematuro.
Petraeus ha spiegato che se le condizioni non dovessero essere adatte, consiglierebbe sicuramente al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, di ritardare il ritiro. Il generale ha specificato che Obama si aspetta da lui i «migliori consigli in materia militare».