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Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2010 alle ore 08:07.
ROMA
Otto mafiosi arrestati al giorno. È la media tenuta dall'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi nei suoi primi due anni di contrasto alla criminalità organizzata. Almeno stando a quanto rivelato dai responsabili dell'Interno e della Giustizia, Roberto Maroni e Angelino Alfano, durante il comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza che si è tenuto, come ogni anno, a Ferragosto.
Inconsueta invece la sede visto che il tradizionale appuntamento estivo si è svolto per la prima volta a Palermo. Una scelta di per sé simbolica, hanno sottolineato gli stessi ministri, che evidenzia «la priorità della lotta alla mafia nell'agenda del governo». Insieme al sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta e ai vertici delle forze dell'ordine, Maroni e Alfano si sono poi recati a Corleone per l'inaugurazione di una "bottega dei sapori e dei saperi" in una palazzina confiscata alla famiglia di Bernardo Provenzano.
In base ai numeri diffusi dal Viminale, da maggio 2008 a luglio 2010, sono stati catturati 6.483 mafiosi, cioè otto al giorno. Nel medesimo arco temporale sono stati assicurati alla giustizia 26 dei 30 super latitanti, in pratica uno al mese. Laddove è salito a 681 il numero dei detenuti sottoposti al carcere duro previsto dal 41-bis.
Di pari passo è andata l'attività di aggressione ai patrimoni dei boss con oltre 27mila beni confiscati e più di 5mila sequestrati. Per un controvalore economico di quasi 15 miliardi di euro.
In aumento anche la dotazione del Fondo unico per la giustizia. Le risorse alimentate con i depositi bancari e fiscali sottratti alle cosche hanno infatti superati i 2,2 miliardi di euro. Fondi preziosi che Maroni spera vengano utilizzati entro l'anno per compensare le amministrazioni dell'Interno e della Giustizia dei tagli subiti con l'ultima manovra estiva.
A sua volta il guardasigilli ha ricordato «l'importante "semina" legislativa, con l'approvazione del più grande sistema normativo contro la criminalità organizzata dai tempi di Falcone e lo abbiamo fatto senza che il giorno prima vi fosse stata una strage». E a chi gli ha citato la mancata ammissione del pentito Gaspare Spatuzza al programma di protezione, Alfano ha opposto «l'antimafia dei fatti: provvedimenti legislativi e arresti non sono opinioni».