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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2010 alle ore 08:04.
ROMA
Consulta. Csm. Magistrati. Politici di ogni colore. Sono solo alcuni dei "bersagli" contro cui Cossiga si è scagliato negli ultimi 20 anni. Ma di tutte le esternazioni dell'ex capo dello stato ce n'è una che fa sentire ancora oggi i suoi effetti: lo «zombie con i baffi» rivolto nel '90 all'allora segretario del Pds Achille Occhetto.
Una controprova l'ha fornita ieri lo stesso ex esponente pidiessino. Pur rivelando che il presidente emerito della Repubblica nel corso degli anni si è pentito di quell'affermazione, Occhetto ha parlato di «luci e ombre» nella vita politica di Cossiga. Il quale, da un lato, «fu forse l'unico segretario della Dc che nell'89 capì che il mondo era cambiato» ma, dall'altro, si lasciò andare a un «uso disinvolto delle istituzioni».
Alla base dello scontro con Occhetto c'era la richiesta di impeachment per le frasi di Cossiga su Gladio, avanzata dal Pds e successivamente formalizzata da 29 parlamentari dell'opposizione. Di quel gruppo facevano parte Nando Dalla Chiesa e Luciano Violante, che venne definito dall'ex presidente emerito della Repubblica un «piccolo Vyshinskiy» (dal nome del vecchio procuratore dell'Urss staliniana, ndr). Diversi i toni con cui i due hanno accolto la notizia della morte: il primo, figlio del generale dei carabinieri Carlo Alberto ucciso dalla mafia, ha dichiarato di non poter «dimenticare le tante malevolenze che espresse su mio padre»; il secondo l'ha definito «un uomo che non manteneva rancori e quindi era possibile anche essersi scontrati e poi rimanere amici».
Critici gli accenti giunti dalla sinistra radicale. Anziché scrivere lettere, ha attaccato Paolo Cento (sinistra e libertà), era meglio se Cossiga avesse lasciato «una specie di memoriale postumo per aiutarci a comprendere che cosa accadde il 12 maggio 1977, quando fu assassinata Giorgiana Masi e le ragioni di un uso spregiudicato delle squadre speciali che caratterizzò quegli anni».
Diviso si è presentato invece il popolo della rete. Ad esempio su facebook, a pagine in cui ricompare Kossiga con il K e si invita a non versare «alcuna lacrima per il picconatore», ne sono seguite altre di cordoglio per la scomparsa dell'ex senatore a vita. Senza mezzi termini infine il giudizio del sito vicino all'area antagonista di Indymedia Toscana: «È morto ma sue leggi speciali contro i movimenti vanno sconfitte».