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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2010 alle ore 08:19.
Le prime avvisaglie della battaglia navale, per ora solo virtuale, tra Stati Uniti e Cina per la supremazia nel Pacifico Occidentale si erano già viste in giugno, in occasione delle manovre navali congiunte tra Us Navy e marina sudcoreana. Una muscolosa risposta alle minacce dei nordcoreani che non era piaciuta a Pechino, impegnata a ribadire il suo nuovo ruolo di potenza navale e che anche nei giorni scorsi ha mostrato irritazione per il nuovo ciclo di esercitazioni delle forze di Washington e Seul.
Il ministero degli Esteri cinese ha ripetutamente espresso la sua ferma opposizione a tali attività militari congiunte nel Mar Giallo considerate una ''minaccia per la stabilità politica della regione''. Gli Stati Uniti sembrano del resto voler approfittare della prolungata tensione tra le due Coree per ribadire, soprattutto agli alleati "di ferro" Tokyo e Seul, che Washington intende mantenere saldamente il controllo strategico di quell'area del Pacifico.
"Sia gli Stati Uniti che la Corea del Sud - ha dichiarato in un'intervista al giornale militare "People Liberation Army Daily" il contrammiraglio Yiang Yi, portavoce delle forze armate - hanno i loro interessi per voler portare avanti queste esercitazioni. Seul vuole fare pressione sulla Corea del Nord, mentre Washington vuole non solo dimostrare il suo dissenso nei confronti di Pyongyang, ma anche far vedere agli altri Paesi della regione che è ancora la più grande potenza militare del mondo''. ''Le relazioni tra Cina e Stati Uniti - ha detto ancora il contrammiraglio Yi - si sono sviluppate sinora con una sorta di rapporto che include molteplici aree. Ma la politica americana verso la Cina contiene alcune contraddizioni. Gli Stati Uniti ignorano la funzione stabilizzatrice della Cina nelle questioni internazionali. Da un lato gli Stati Uniti chiedono alla Cina di collaborare nella crisi internazionale, dall'altro accusano la Cina di essere arrogante''.
Lo stesso ammiraglio Yi pochi giorni prima aveva annunciato che la Cina è pronta a testare nel Mar Giallo un nuovo missile balistico anti-nave. Si tratta della versione D del missile Dong Feng 21 privato di testata atomica e concepito per colpire le portaerei statunitensi. L'annuncio, non a caso, è stato comunicato in concomitanza con l'arrivo della portaerei George Washington allargo delle coste coreane. Il Dong Feng 21D è in grado di raggiungere obiettivi fino 1.800 chilometri di distanza e la pubblicistica cinese lo descrive come il ''killer delle portaerei''. L'arma ideale per impedire alla Settima Flotta statunitense di intervenire in soccorso a Taiwan in caso di guerra tra le due Cine.