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Questo articolo è stato pubblicato il 19 agosto 2010 alle ore 08:04.
Quando si muove fa rumore. Per il lancio autunnale della sua tv Google starebbe bussando a tutti i network televisivi di Los Angeles per chiedere loro contenuti. Almeno secondo quanto risulta al Wall Street Journal e al Los Angeles Times, il gigante dei motori di ricerca sta incontrando un po' di ostacoli a convincere Abc, Cbs, Fox e Nbc a cedere serie televisive, show, reality, insomma quanto serve per alzare l'audience. Il che ha costretto gli uomini di Big G a uscire allo scoperto. Peraltro sarebbe la prima volta che si ritrova nella posizione a dover chiedere contenuti.
Ma evidentemente il punto è un'altro: Hollywood non è la rete. Non ci assomiglia neppure. I network temono di perdere abbonamenti della tv via cavo, un mercato che negli Stati Uniti vale 70 milioni di dollari al mese e che da solo finanzia in gran parte l'industria dei serial. Inoltre, i manager di Los Angeles non sembrano convinti del modello di business della nuova televisione. Anzi, ne hanno un po' paura. L'ingresso di un big della rete in un giardino chiuso come quello delle emittenti non fa dormire sonni tranquilli. Finora dove internet è arrivata ha messo in discussione equilibri, rapporti di forza e a volte l'esistenza stessa degli attori tradizonali. L'industria del cinema e della musica ne sanno qualche cosa. Tuttavia, il matrimonio tra web e piccolo schermo sembra ineluttabile e il progetto del duo Bryn e Page appare convincente, almeno sulla carta. La Google tv si presenta come piattaforma software capace di entrare dentro a televisioni, decoder e lettori. Per ora è della partita Sony che ha messo a disposizione i propri schermi, Intel i chip e Logitech la tastiere. Ma la schiera di partner tecnologici potrebbe aumentare anche perché l'anima del sistema è quell'Android che sul mobile sta macinando valanghe di consensi. Meno tra gli studios. Anche perché l'idea forte della tv via Web è appunto il web. Detrattori a parte, il sistema supporterà Html 5 e contenuti Flash il che significa che sul piccolo schermo sbarcheranno widget, applicazioni, gadget digitali, insomma contenuti che nulla hanno a che fare con la tv. Il piccolo schermo sembra destinato a ospitare l'interazione propria dei computer, i servizi di search propri dei motori di ricerca e la comunicazione in real time propria dei social network. In altre parole, il telecomando non potrà più da solo esaurire le esperienze davanti allo schermo.