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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2010 alle ore 17:42.
Sui cinque punti del programma di rilancio dell'azione di governo non si negozia e se la maggioranza non sarà coesa non resta che tornare davanti agli elettori. In un audiomessaggio inviato ai promotori della libertà, che aveva già mobilitato nei giorni scorsi, il premier SIlvio Berlusconi ribadisce la linea e stigmatizza la nascita dei gruppi parlamentari che fanno capo al presidente della Camera, Gianfranco Fini. «È una iniziativa paradossale se si considera che sono stati tutti eletti sotto il simbolo del Popolo della libertà con la scritta "Berlusconi presidente"». Ai militanti della rete il premier lancia quindi l'invito a prepararsi alla mobilitazione per una eventuale consultazione elettorale . «Dobbiamo essere pronti - spiega - a qualsiasi evenienza, come quella ad esempio di elezioni entro poco tempo».
Poi il Cavaliere conferma l'intenzione di verificare, dopo la nascita dei "finiani", se esiste ancora una maggioranza solida in Parlamento. Altrimenti si andrà al voto. «È un passo da fare ed è un passaggio obbligato». La verifica, spiega Berlusconi, «sarà centrata su 5 grandi riforme (la giustizia, il federalismo fiscale, la riforma tributaria, il Sud e la sicurezza) che sono le riforme necessarie per ammodernare il nostro paese». Quindi su questi 5 punti si gioca il destino della maggioranza. Il Cavaliere lo dice senza troppi giri di parole. «È ovvio che qualora la coesione della maggioranza venisse meno anche su uno di questi 5 punti, che sono parte integrante del governo, non accetteremmo mai di farci logorare in un tirare a campare in discussioni continuative e rifiuteremo anche la prospettiva di dover negoziare al ribasso». Perché, è il suo ragionamento, «noi ci siamo impegnati sull'azione riformatrice mentre altri pensano di farne oggetto di un mercato politico che per noi è avvilente».
Quanto alla possibilità del ricorso a un governo tecnico, il premier è netto. «Noi siamo per il rispetto totale, per il rispetto assoluto della sovranità popolare - spiega -. Quindi, se il governo eletto dal popolo non avesse più dietro di sé una maggioranza coesa e compatta, che gli consentisse di realizzare quello che il governo stesso ha promesso ai suoi elettori durante la campagna elettorale, la strada maestra non può essere che quella di ritornare davanti al giudizio del popolo che è sovrano». Poi il Cavaliere lancia una stoccata a quanti vanno ventilando scenari differenti. «Chi dice il contrario - avverte Berlusconi - invocando magari dei formalismi costituzionali sa bene, benissimo, di dire una falsità».