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I sindacati: no alle urne, crescita a rischio

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2010 alle ore 14:25.

ROMA
Sul rischio di una crisi di governo i sindacati recuperano l'unità e parlano con una voce unica. Invitando la maggioranza a interrompere le liti interne e a concentrarsi invece sui problemi del paese. Tanto più, dicono, che un eventuale voto anticipato metterebbe «a rischio la ripresa».
Emblematiche le parole di Luigi Angeletti: «Abbiamo bisogno di un governo che governi, le elezioni anticipate sarebbero dannose ma un esecutivo che comunque non governa sarebbe deleterio allo stesso modo». Per il leader della Uil ciò che serve «è una politica economica che riesca a fare un'operazione non semplice: trovare i soldi per ridurre il carico fiscale a imprese e lavoratori e sostenere la ricerca. Avremmo inoltre bisogno – aggiunge – di politiche di semplificazione delle regole che non costano nulla: un Paese non può essere competitivo se ci sono 5 livelli istituzionali che intervengono nella vita dei cittadini».
A suo giudizio lo scontro in corso da settimane tra berluscones e finiani non fa altro che rinviare il momento delle scelte. E «se si rinvia», conclude Angeletti, «il nostro paese tirerà a campare, continueremo a crescere un po' perché per fortuna un certo numero di imprese sono tornate a essere competitive ma l'export è solo un terzo dell'economia, e non basta».
Toni e concetti analoghi s'incontrano nelle dichiarazioni di Raffaele Bonanni. Se la via d'uscita dalla bagarre politica in atto dovesse consistere nel ritorno alle urne, sottolinea il segretario della Cisl, l'Italia rischierebbe di finire «fuori dai binari». Con «un danno enorme per le famiglie». Che si troverebbero esposte, spiega, «a problemi ulteriori anche in termini di occupazione anziché risolverli come dovrebbe fare la classe dirigente». E anche per questo, dice, c'è bisogno di «governabilità, di rassicurare gli investitori internazionali e di non indebolirsi ai loro occhi. Già nel nostro paese – evidenzia – ci sono forti ritardi dovuti ai debiti e al rinvio delle riforme in fattori di sviluppo, questi aspetti ovviamente verrebbero esaltati molto di più in un simile contesto».
Ricordando alla maggioranza che, alla pari di una albero, verrà giudicata «dai suoi frutti», Bonanni la invita a «trovare una convergenza: andare a votare è il costo più alto che la comunità dei cittadini pagherebbe mentre la comunità politica darebbe forfait alla propria funzione che è quella di trovare ogni soluzione idonea per far fronte alla esigenze del Paese». Da qui il monito finale a recuperare «il senso di responsabilità ed equilibrio».

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Tags Correlati: CGIL | Cisl | Comitato Esecutivo | Elezioni | Giovanni Centrella | Italia | Luigi Angeletti | Mezzogiorno | Raffaele Bonanni | Sud Angeletti | Susanna Camusso | Ugl | Uil

 

La richiesta di interrompere le «liti» e le «ritorsioni» è sottoscritta da Susanna Camusso (Cgil). Perché, fa notare, non guardano ai «problemi reali» e soprattutto distolgono l'attenzione dalle vere priorità: sviluppare l'occupazione, le infrastrutture e dunque la crescita. Secondo la vicesegretaria di corso d'Italia il vero tema «non è la saldezza di questo governo ma un governo per fare cosa». «L'esecutivo – dichiara ancora – dovrebbe occuparsi del tema della crescita e dell'occupazione e per farlo un governo normale avrebbe già provveduto a nominare il nuovo ministro per lo Sviluppo economico».
Nel rammentare alla maggioranza che il tempo a disposizione non è molto, Camusso si sofferma sull'agenda dell'autunno. Mettendo in cima alla lista «le scelte sulle infrastrutture che rappresentano un volano per la crescita dell'occupazione. Non servono inutili opere faraoniche come il Ponte sullo Stretto – dice – ma la manutenzione e la tenuta del territorio anche per costruire il contesto per gli investimenti». E c'è poi il nodo-Sud. «È un anno e mezzo che il governo racconta di aver fatto un piano per il Mezzogiorno senza mai farlo», è la sua denuncia.
Chiude il coro il segretario generale dell'Ugl Giovanni Centrella: in un momento del genere «tutto può servire tranne le liti»; l'esecutivo «deve concentrarsi sui problemi del paese a partire dalla nomina del ministro dello Sviluppo».
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