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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2010 alle ore 08:26.
Signore e signori, riecco Roger Federer. Dopo quasi sette mesi di digiuno, il più grande giocatore di tennis dei nostri giorni torna alla vittoria. L'ultima volta che lo avevamo visto sollevare un trofeo si giocava a Melbourne. In quell'occasione, lo svizzero aveva sconfitto Andy Murray e, contemporaneamente, conquistato il sedicesimo titolo dello Slam. Era l'ultimo giorno del mese di gennaio.
Il fuoriclasse di Basilea sembrava, allora, viaggiare con il vento in poppa. E con la sua nemesi Rafa Nadal in piena crisi, era parso di nuovo saldamente ancorato al trono di sovrano del tennis. Nessuno poteva sospettare che, dal giorno dopo il trionfo sulla speranza britannica, per l'elvetico si sarebbe spenta un'altra volta la luce. Federer stava per entrare nel più lungo blackout della sua carriera. Da quando, nel 2003, aveva messo le mani sulla prima coppa di Wimbledon, non era mai rimasto a bocca asciutta per così tanto tempo.
Mentre da più parti si parlava del declino del "vecchio" campione incamminato sul viale del tramonto, lo svizzero non riusciva neppure a raggiungere le due semifinali nei successivi appuntamenti con lo Slam. Obiettivo che, fino a quel momento, aveva centrato per ben 23 volte consecutive.
D'un tratto il re perdeva e perdeva. Dappertutto e, per di più, contro avversari che non lo battevano da anni o che addirittura non lo avevano mai sconfitto prima. Neppure iscrivendosi ad un torneo minore come quello dell'Estoril, Roger era riuscito ad interrompere la serie negativa. Fermato da un peone come Albert Montanes.
La pausa estiva, comunque, deve avergli fatto bene se, dopo la finale al torneo di Toronto, lo ritroviamo finalmente vincitore a Cincinnati. E' vero, dall'altra parte della rete c'era Mardy Fish, giocatore insidioso ma non certo non un campione. E' anche vero che il successo Roger se lo è dovuto sudare molto più del previsto, però intanto è tornato a vincere. Un'affermazione utile per ritrovare fiducia e continuità e che, soprattutto, arriva proprio alla vigilia degli Us Open. Un torneo che Federer ha vinto cinque volte consecutive.
Un segnale ancora più importante se pensiamo che tutti i suoi principali avversari, con l'eccezione di Murray, non sono certo apparsi in grande spolvero.