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Guidi: «Garantire l'ingresso a chi vuole produrre»

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2010 alle ore 08:04.

«Il nostro è diventato un Paese troppo complicato e anche per questo non si vedono arrivare nuovi investitori; le regole cambiano troppo in fretta; si perde tempo e danaro e la compartecipazione dei lavoratori agli utili delle aziende è un'altra complicazione che va in controtendenza rispetto a quello che servirebbe».
Dal palco di Cortina Incontra Federica Guidi, presidente dei Giovani di Confindustria, liquida come impraticabile la compartecipazione alle scelte e agli utili delle aziende da parte dei lavoratori che piace non solo ai sindacati ma anche al ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. A Cortina la proposta la rilancia il leader della Cisl, Raffaele Bonanni che spiega come il successo dell'economia tedesca si debba anche a questa soluzione inserita nello statuto stesso della Cisl.

Solo sull'atteggiamento pretestuoso della Fiom per il reintegro dei tre lavoratori della Fiat di Melfi la Guidi e Bonanni condividono le stesse posizioni: «Io mi appello – dice Bonanni – a Marchionne perché non cada nella trappola tesa dalla Fiom che sta diventando un movimento politico e ha bisogno di alimentare la confusione e sta riuscendo a spostare l'attenzione dall'investimento di 20 miliardi nel Progetto Italia a una conflittualità fine a se stessa».

Per la Guidi la posizione Fiom è pretestuosa, «non trovo così sconvolgente che un'azienda in attesa di una sentenza definitiva decida di fare un reintegro senza restituire le mansioni abituali, mi sembra una prassi non dico consolidata ma neanche inedita e non è la prima volta che succede». E aggiunge: «Auspicherei che la solerzia della forza pubblica si applichi anche a chi spesso vuole entrare in fabbrica a lavorare nonostante chi con i picchetti non vuole lasciarli passare».

Bonanni difende la linea adottata dalla Cisl nella trattativa su Pomigliano, un accordo preparato da tempo che la Fiat ha in parte rivisto per l'atteggiamento della Fiom: «Non potevamo però certo cancellare il contratto nazionale partecipativo per colpa di una minoranza».

Ma il mondo è cambiato e non possiamo rimanere legati a una logica anni 70, incalza la Guidi. «Sarebbe impensabile per noi oggi fare le stesse produzioni di venti anni fa nello stabilimento di Borgo Panigale» osserva la Guidi spiegando che quelle produzioni sono state spostate negli altri stabilimenti fuori dall'Italia in India, Romania e Croazia. «Fatalmente – aggiunge la presidente dei giovani di Confindustria – la compartecipazioni agli utili diventa anche compartecipazione alle scelte aziendali ma io non vorrei un sindacato che mi dicesse se posso fare o meno un nuovo investimento in India; altro, invece, è la contrattazione di secondo livello che abbiamo e continueremo ad avere».

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Tags Correlati: Alberto Tripi | Cisl | Confindustria | Federica Guidi | Fiat | India | Investimenti delle imprese | Luigi Brugnaro | Maurizio Sacconi | Raffaele Bonanni | Veneto

 

Ormai gli imprenditori italiani si confrontano con competitori agguerriti. In Brasile, Cina e India per gli alti dazi non si può pensare più di esportare ma occorre produrre in loco. «Il problema – dice la Guidi – è che i miei concorrenti cinesi ottengono sussidi alle esportazioni del 18% in una notte mentre da noi si perde tempo e denaro». Ma Italia non vuole dire solo Fiat, ripetono Alberto Tripi di Confindustria servizi e il presidente dell'Unione industriali di Venezia Luigi Brugnaro che rivendica un ruolo da apripista nelle relazioni industriali delle aziende del Veneto.

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